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Attività principali dell'istituzione

Fondata nel 1994, la Fondazione Academia Montis Regalis è un’istituzione piemontese di riferimento nella diffusione e valorizzazione della musica antica. L’omonima orchestra barocca e classica promuove il repertorio sei-settecentesco secondo criteri filologici, utilizzando strumenti originali ed avvalendosi fin dall’inizio della collaborazione con i maggiori specialisti internazionali come Ton Koopman, Jordi Savall, Christopher Hogwood, Reinhard Goebel, Monica Huggett, Enrico Gatti, Alessandro De Marchi ed Enrico Onofri. Nel corso degli anni, l’Orchestra ha intrapreso importanti collaborazioni discografiche (Opus 111, Hyperion, Sony Classic, Naive) e ha preso parte a festival e stagioni concertistiche di prestigio in Italia e all’estero, tra cui Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Festival Mi.To, Innsbrucker Festwochen, Philharmonie di Parigi, Festival di Salisburgo, Teatro degli ChampsÉlysées di Parigi, Wigmore Hall di Londra, Festival di Vancouver e di Halle. Numerosi i riconoscimenti ottenuti, come il Diapason d’Or, il Choc Musique e il Premio Abbiati. Tra i progetti di rilievo si annovera la partecipazione alla Vivaldi Edition con l’incisione dell’opera omnia vivaldiana custodita alla Biblioteca Nazionale di Torino. Oltre all’attività orchestrale, l’Academia Montis Regalis promuove ensemble cameristici, masterclass e produzioni operistiche, con un’attenzione particolare ai giovani talenti e alla ricerca musicologica. Dopo la direzione di Alessandro De Marchi ed Enrico Onofri, dall’autunno 2024 l’orchestra si avvale della direzione musicale di Chiara Cattani. La Fondazione, attraverso un impegno costante, continua a diffondere la cultura musicale antica con passione, rigore filologico e apertura internazionale, contribuendo a mantenere viva la tradizione esecutiva storicamente informata.

DESCRIZIONE DEGLI INTERVENTI CON RACCOLTA APERTA


RACCOLTA FONDI

Raccolta aperta

Raccolta aperta

FASE ATTUATIVA

Raccolta fondi

IMPORTO 150.000,00 €

DESCRIZIONE INTERVENTO

IL CIRO

DRAMMA POSTO IN MUSICA dal Signore ALESSANDRO SCARLATTI

Il Ciro di Pietro Ottoboni e Alessandro Scarlatti fu rappresentato alla Cancelleria con le scene di Filippo Juvarra a partire dagli ultimi giorni del dicembre 1711 o dai primissimi del gennaio 1712. Fu questo il terzo lavoro allestito dal cardinale nel proprio teatro, rinnovato dall’architetto messinese nel 1709, a realizzazione di un’opera di riforma melodrammatica riservata a «pochi uditori di condizione e confidenza» intrapresa dal porporato a partire dal 1710, anno che segna il suo ritorno al teatro per musica, dopo un lungo periodo di forzata chiusura di ogni pubblico divertimento a Roma: dopo Il Costantino Pio (1710) e Teodosio il Giovane (1711), musicati rispettivamente da Carlo Francesco Pollarolo e Filippo Amadei, con Il Ciro e il successivo Eraclio il cardinale festeggiava il brevetto con cui Luigi XIV l’aveva nominato «Protettore di Francia» nel Sacro Collegio, privilegio invero destinatogli fin dall’estate 1709 ma recatogli soltanto a distanza di un anno e mezzo abbondante dal cardinal Joseph-Emmanuel de La Trémoille.

Sulla data della prima rappresentazione del Ciro sono state avanzate varie ipotesi. Saverio Franchi la colloca al 7 gennaio 1712. Secondo Mercedes Viale Ferrero la première dell’opera potrebbe aver avuto luogo già negli ultimi giorni del 1711, giacché il 2 gennaio 1712 Gaspard Chappe, segretario del cardinale Ottoboni, dava notizia dello spettacolo al marchese de Torcy inviandogli copia del libretto con le incisioni juvarriane.

Trama

La trama narrativa dell’opera, semplice e lineare, si snoda in parallelo a quella visiva, che percorre ed esplora tutte le tipologie di un ideale itinerario arcadico. Il dramma mette in scena il riconoscimento di Ciro, l’erede al trono usurpato dal malvagio Astiage re di Media, nell’innocente pastore Elcino, cresciuto da Mitridate (insieme all’altra sua figlia Erenia) dopo essere stato abbandonato e destinato a morte dal genitore Cambise. Ciro assume infine il potere sovrano; la sua agnizione coincide col trionfo della verità sull’inganno, e la sua innocenza virtuosa determina l’immediata rigenerazione della corte e del regno tutto. In parallelo a questa trama se ne svolge una amorosa, che vedrà Ciro congiungersi con l’amata Sandane, ancorché ostacolato dalle angherie della sorellastra Erenia, a sua volta invaghita del nobile Arsace.

Struttura dell’opera

L’opera è composta da tre atti con una Sinfonia iniziale e successione di arie e recitativi. Presenti alcuni duetti, due cori conclusivi del secondo e terzo atto e tre balli.