Attività principali dell'istituzione
L’Archivio di Stato di Prato conserva oltre 60 fondi datati a partire dal XIV secolo fino circa ai nostri giorni, di rilevante importanza per la storia del territorio.
L’Istituto ebbe origine nel 1957 come Sottosezione di Archivio di Stato, grazie a una fortunata convergenza di intenti fra lo Stato e alcune delle principali istituzioni cittadine, responsabili a vario titolo di un ricchissimo patrimonio documentario. Trasformato in Sezione di Archivio di Stato nel 1963, divenne Archivio di Stato nel 1997, a seguito dell'istituzione della Provincia di Prato.
Fin dalla sua istituzione, l’Archivio ha sede nel palazzo trecentesco in cui il mercante Francesco di Marco Datini, che lo fece costruire, stabilì la sua dimora pratese. Di Datini l’Istituto conserva il prezioso archivio, che rappresenta una fonte unica per la storia del mondo mercantile europeo nella seconda metà del XIV secolo. Insieme all’archivio preunitario del Comune di Prato e ai complessi documentari della Casa Pia dei Ceppi e dell’Ospedale della Misericordia e Dolce, esso costituì peraltro il nucleo originario dell’Archivio al momento della sua istituzione nel 1957.
Altri fondi di rilievo sono quelli di famiglie notabili pratesi (Buonamici, Novellucci, Vai, Martini, Mazzoni, Salvi Cristiani), l’archivio del Teatro Metastasio, le carte che documentano l’attività per la promozione di Prato e la costituzione della sua provincia (fondi Cironi e Caciolli), gli archivi di alcune ditte tessili (Bellandi, Lavatura e Pettinatura Lane spa) e quelli postunitari di carattere giudiziario, fiscale o di rilevanza politico-sociale (Commissariato di pubblica sicurezza, Pretura, Ufficio del registro, Ufficio distrettuale delle Imposte dirette, archivio del senatore pratese Guido Bisori, Opera nazionale dopolavoro di Prato).
Oltre a garantire i servizi volti alla corretta conservazione e fruizione del suo patrimonio, l’Archivio organizza e promuove iniziative culturali e attività didattiche rivolte a scuole e a cittadini di tutte le età, spesso collaborando con altri enti e istituzioni culturali cittadine in un’ottica di rete diffusa.