Descrizione di carattere storico artistico relativa all’oggetto
Il bene in esame è una riproduzione fedele, sostanzialmente in scala 1:1, del celebre dipinto di Raffaello originariamente nella chiesa perugina di San Francesco al Prato Il bene in esame è una riproduzione fedele, sostanzialmente in scala 1:1, del celebre dipinto di Raffaello originariamente nella chiesa perugina di San Francesco al Prato datato intorno al 1502-1504.
Il capolavoro giovanile raffaellesco rimase a Perugia fino al 1798 quando, a seguito del Trattato di Tolentino, venne requisito dal governo francese e spedito a Parigi; dal 1815, rientrato entro i confini dello Stato Pontificio in virtù delle trattative condotte da Antonio Canova per la restituzione delle opere appartenenti alla Chiesa, è conservato nella Pinacoteca Vaticana.
Dall’analisi delle tecniche esecutive impiegate risulta evidente che i fogli che compongono l’opera siano stati inizialmente quadrettati, ovvero la superficie risulta suddivisa in un reticolato di quadrati di identiche misure sottilmente disegnati. La quadrettatura, come noto, è infatti un sistema di riporto del disegno, per lo più finalizzato al suo ingrandimento, basato sul rapporto dei quadrati misurati sull’originale e di quelli tracciati in scala sulla nuova superficie dove si deve riprodurre la composizione. L’uso della quadrettatura come sistema di trasferimento del disegno è ampiamente attestato a partire dal XIV secolo sia per la realizzazione di dipinti murali sia per pitture su tavola e tela.
Malgrado i segni di usura molto avanzata che mostrano i fogli, che sul verso denotano una serie di lacerazioni riparate con metodi inappropriati, sostanzialmente il disegno è infatti conservato alla perfezione, non presentando tracce di spolvero che sono invece caratteristiche intrinseche dei medium adoperati tipicamente per le opere su carta (grafite, carboncino, sanguigna, gesso): non si è stato in grado di rivelare l’uso di inchiostri, quindi in apparenza l’autore parrebbe aver volontariamente ripassato il disegno a tempera allo scopo di fissarlo.
Un tale procedimento sembra compatibile con l’intento dell’autore di servirsi di questa composizione come modello per una successiva trasposizione policroma, quindi una copia conforme all’originale anche nella resa cromatica.
È indubbio che questo disegni rappresenti una delle prime e più eclatanti prove dell’interesse internazionale del mondo dell’arte per il Raffaello esordiente del periodo umbro, l’enfant prodige che a soli 17 anni i documenti registravano già come “magister” (nel 1499, a Città di Castello) che nei suoi primi cinque anni di attività, entro il 1504, era stato in grado di eguagliare e superare, come la Pala degli Oddi dimostra in maniera impeccabile, il suo primo nume tutelare, cioè Pietro Vannucci detto il Perugino, della cui influenza l’opera già a San Francesco al Prato risente in maniera indubitabile.
Informazioni sullo stato della conservazione
L’opera si compone di dodici fogli applicati su tela e la tecnica del disegno è mista, con uso di tempera, grafite, oro e biacca.
E’ ancora possibile apprezzare l’elevatissima qualità artistica dell’opera, tuttavia si ritiene indispensabile intervenire con un restauro che metta in sicurezza lo strato pittorico e i media grafici e che ripristini la leggibilità dei segni grafici, oggi parzialmente attenuata dalla presenza diffusa di macchie, foxing, gore, ossidazione e residui polverulenti. Il supporto cartaceo presenta deformazioni e ondulazioni, soprattutto in prossimità dei margini, e diffusi distacchi della foderatura in tela. Sono diffuse anche gore di varia entità, dovute a esposizione ad acqua/altro liquido. Le gore interessano non solo i margini ma anche le parti centrali e le figure e dovrà essere posta particolare attenzione nel verificare la stabilità e la solubilità dei media grafici. Diffuse anche decoesione di pigmenti e lacune nello strato pittorico, soprattutto nelle campiture più scure. Infine si segnala la presenza di lacune di lieve entità e lacerazioni di media e grave entità in corrispondenza delle quali si riscontra anche distacco della carta dalla tela e la presenza di diverse riparazioni non idonee realizzate sia al verso che al recto, anche con nastri adesivi. Allo stato attuale vi è il rischio concreto di perdita di frammenti del dipinto su carta e di denaturazione dei supporti cartacei.
Informazioni sulla fruizione e orari di apertura
Si prevede l'esposizione dell'opera restaurata all'interno del museo dell'Accademia MUSA, fruibile quotidianamente agli studenti dell'Istituzione per fini didattici e aperto al pubblico nel weekend e nei festivi dalle ore 10.30 alle 13.30 e dalle 15.30 alle 18.30.