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Descrizione di carattere storico artistico relativa all’oggetto

Porta Reale, situata a Finalborgo, è una struttura fortificata costruita nei primi decenni del XVII secolo durante la dominazione spagnola (1602-1707). Essa sostituì la più antica Porta Carretta, ormai troppo stretta e inadeguata per il crescente traffico e le esigenze difensive del borgo. L’accesso originario avveniva tramite il Ponte dei Pesci e la Torre di Porta Carretta, posizionati più a nord rispetto all’attuale ingresso, di cui oggi restano solo alcune tracce nell’edificio che si affaccia sul fiume. La costruzione di Porta Reale, accompagnata da un nuovo ponte più a sud, segnò una significativa riorganizzazione urbanistica del borgo, come attestato da una carta del 1661 in cui la vecchia porta e il ponte non compaiono più, sostituiti da queste nuove strutture. Nel 1702, in occasione del passaggio del re di Spagna Filippo V verso Milano, si presume che la porta sia stata ampliata e abbia assunto il nome di Porta Reale, anche se non esistono fonti documentarie certe su questo evento. Sopra la porta si trova una targa con l’iscrizione "PORTA REGALIS EX PORTA CARRETTA MDCCII", un’aggiunta realizzata probabilmente durante un restauro negli anni Quaranta del Novecento, dato che non compare in documenti o fotografie storiche precedenti.

Nei secoli successivi, Porta Reale è stata rappresentata in numerose carte e mappe, tra cui quelle di Gherardo De Langlade (1715) e Matteo Vinzoni (circa 1750), che offrono preziose testimonianze cartografiche sull’evoluzione del borgo. Accanto alla porta, fino al XIX secolo, si trovava un edificio collegato alla Chiesa di San Biagio, che serviva sia da riparo per le guardie che da abitazione del parroco; questa struttura è stata poi demolita.

Nel 1846, l’ingegnere Giacomo Dervieux progettò l’ampliamento del ponte sul Torrente Aquila, sostituto del Ponte dei Pesci, per migliorare il transito commerciale, rappresentando dettagliatamente anche l’edificio adiacente a Porta Reale.

Le decorazioni pittoriche della porta, che includono elementi architettonici, la raffigurazione della Vergine e gli stemmi della famiglia Del Carretto, sono probabilmente state realizzate all’inizio del XVIII secolo e, in parte, restaurate in epoca moderna. Porta Reale rappresenta così un importante esempio di evoluzione architettonica e urbanistica legata alla storia difensiva e commerciale di Finalborgo.

Informazioni sullo stato della conservazione

Il manufatto presenta un degrado generale costituito da un diffuso fenomeno di disgregazione che ha portato alla polverizzazione degli strati superficiali e talvolta profondi degli intonaci antichi e recenti. Le cause di questo degrado diffuso sono sostanzialmente due e riguardano due parti distinte della porta.

Facciata dipinta: La facciata dipinta che si affaccia su via delle Mura è particolarmente degradata soprattutto in corrispondenza del piano della terrazza retrostante che ha inglobato il camminamento di ronda delle mura. Il restauro del 1994 è stato realizzato applicando in facciata uno strato di finitura dell’intonaco a base cementizia. La composizione è dettagliatamente descritta nell’analisi condotta nel febbraio 1998 dal Laboratorio di analisi e ricerche archeometriche L.A.R.A. che nelle conclusioni cita espressamente “l’uso di una camicia cementizia che diminuisce la penetrazione dell’acqua da est, ma peggiora notevolmente la durata del sistema”, come la causa del degrado della facciata che già in quel periodo era comparso. Dal retro della facciata verso ovest, l’acqua continua a penetrare, ma trova la barriera dello stato cementizio creando i distacchi rilevati. La presenza della camicia cementizia rilevata dal laboratorio L.A.R.A. nel 1998 e confermata nelle analisi del 2008, testimonia che la decorazione pittorica è stata rifatta (in acrilico) nel 1994 e che le decorazioni ottocentesche non sono state conservate. Tuttavia nella parte che raffigura la Madonna e nel contorno dello stemma si intravedono alcune incisioni, che potrebbero riferirsi a pitture più antiche conservate.

Portico di piazza San Biagio: La terrazza soprastante il portico presenta problemi di impermeabilizzazione piuttosto evidenti. Sull’estratto della volta a crociera sono stati realizzati in epoca non precisata, ma comunque recente, filari di muricci ad altezza variabile che sostengono una pavimentazione in tavole di legno. Il tutto è stato rivestito da una guaina liquida. La guaina che riveste i parapetti e il massetto sottostante i muricci, presenta distacchi dai diversi supporti. Anche in corrispondenza del camminamento di ronda della cinta muraria si intravedono fessurazioni, probabili ingressi di acqua piovana. Tutto il sistema presenta criticità che portano infiltrazioni nella volta sottostante, come testimoniano le efflorescenze saline presenti sull’intonaco polverizzato e decoeso del portico. L’intonaco della volta sembra inoltre aver ricevuto uno strato di finitura cementizio, che potrebbe essere stato realizzato nello stesso periodo in cui è stata realizzata la camicia cementizia della facciata. Infiltrazioni e colature portano polverizzazione degli intonaci anche nei parapetti esterni. Inoltre sono state rilevate patine biologiche in copertura e nella parete retrostante la facciata dipinta, mentre non sono state riscontrate tracce di umidità di risalita. Forme di degrado puntuali sono descritte più avanti insieme ai relativi interventi.

Informazioni sulla fruizione e orari di apertura

Non sono presenti orari di apertura, area sempre visitabile al pubblico.

DESCRIZIONE DEGLI INTERVENTI CON RACCOLTA APERTA


RACCOLTA FONDI

Raccolta aperta

Raccolta aperta

FASE ATTUATIVA

Lavori in corso

IMPORTO 180.000,00 €

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DESCRIZIONE INTERVENTO

Si prevede di rimuovere la guaina impermeabilizzante esistente, demolire i muricci, il massetto sottostante e l’intonaco dei parapetti, per poi realizzare un nuovo massetto con adeguate pendenze e un nuovo intonaco interno. Successivamente sarà posata una nuova impermeabilizzazione prima di procedere con il restauro. I muricci non saranno ricostruiti.

Le lavorazioni principali includono: rimozione del tavolato esistente, demolizione dei muricci, massetto e intonaco dei parapetti, posa di un nuovo massetto, impermeabilizzazione con doppio strato di membrana bituminosa, installazione di una scossalina in piombo per evitare infiltrazioni, posa di lastre di ardesia sopra quelle non più idonee, e pulizia e verifica dello scarico delle acque della terrazza.

Il progetto di restauro prevede un’analisi approfondita dei materiali presenti sulla facciata e sulla volta, con prelievo di campioni per saggi e analisi stratigrafiche, al fine di distinguere quali strati devono essere rimossi e quali conservati. Tra le rimozioni programmate ci sono materiali e elementi impropri accumulati nel tempo, come ferri stendibiancheria, ganci, chiodi e intonaci cementizi recenti, che hanno contribuito al degrado.

La pulitura prevede disinfestazioni di microrganismi e vegetazione, oltre a interventi manuali con acqua demineralizzata e spazzole, e trattamenti specifici per rimuovere efflorescenze saline e depositi superficiali.

I consolidamenti riguardano soprattutto gli intonaci e le fessurazioni nella volta a crociera, che saranno trattati con impregnazioni di calce o silicati e resine epossidiche per stabilizzare le strutture.

Le integrazioni mirano a ricostruire le parti di intonaco mancanti o danneggiate, usando malte a base di grassello di calce e sabbia di fiume, eliminando intonaci cementizi non compatibili, sigillando giunti e stuccando elementi lapidei.

Per la facciata dipinta, che ha subito rifacimenti con materiali inappropriati (intonaco cementizio e pitture acriliche), si procederà a verificare con analisi stratigrafiche se restano decorazioni originali, in particolare nella parte centrale con la Madonna. Dove il rifacimento è confermato, si rimuoverà l’intonaco moderno e si realizzerà una nuova finitura in malta di calce con decorazioni dipinte a fresco, secondo tecniche tradizionali e rispettose dei principi di conservazione.

L’intervento è conforme ai criteri del restauro conservativo, rispettando la natura monumentale dell’opera e seguendo le direttive delle Soprintendenze e le esperienze di restauratori qualificati.