DESCRIZIONE INTERVENTO
Il programma di recupero e riallestimento della Sala Araba del Museo Borgogna è finalizzato a restituire l'aspetto che questo particolare arredo di opere e oggetti esotici, acquistati da Antonio Borgogna (1822-1906), rappresentavano nella casa-museo donata dal collezionista e filantropo alla città di Vercelli nel 1908. Uno scrigno di curiosità, colori, profumi, materiali e tecniche che riportano il visitatore alle atmosfere del Cairo, dell'Alhambra e del Medio Oriente. La collezione eclettica, frutto dei numerosi viaggi in Italia, in Europa, in Nord Africa e Medio Oriente costituiva una fascinazione e un preciso gusto nella moda di grandi collezionisti e intellettuali del tempo sia italiani che stranieri. Come preziose cartoline di viaggio questi ambienti e i loro arredi raccontano tante storie, emozioni e la cultura dei popoli che li hanno prodotti. Gli incontri e le suggestioni di Borgogna hanno influenzato il gusto eclettico che connotava la sua dimora vercellese e permetteva di portare nella piccola città piemontese un ricordo e un modello di arti, culture e tecniche che aveva ammirato alle grandi Esposizioni Universali, negli apparati effimeri di scenografici allestimenti e bazar, negli studi degli artisti della seconda metà dell'Ottocento. Il recupero della Sala Araba appena iniziato, ha già portato a scoprire colorate pareti e decorazioni in stile moresco sotto le tinteggiature bianche di successivi allestimenti. E' ancora presente e molto apprezzabile la pavimentazione in ceramica policroma che, come un grande tappeto colorato, disteso a terra richiama la tradizione decorativa degli azulejos spagnoli. Anche gli arredi lignei, realizzati da un famoso ebanista italiano trasferitosi al Cairo, Giuseppe Parvis, riprendono motivi moreschi e introducono le decorazioni arabeggianti nel confort del mobile occidentale tradizionale, impreziositi da intarsi in avorio e madreperla, bronzi e metalli. Tutto questo non si vede più dal 1908 quando, con la apertura del museo al pubblico in quell'anno, si dovette gradualmente selezionare le collezioni, dare un ordine meno affollato alle opere e agli oggetti di tutto il museo per impedire danneggiamenti e furti di oggetti troppo accessibili. Nel 1915 con l'arrivo di un coproso nucleo di opere rinascimentali dalle chiese e dall'Istituto di Belle Arti, l'ampliamento dei locali per la loro esposizione, portò a sacrificare gran parte delle arti decorative e nel 1934, sotto la direzione di Vittorio Viale, a tinteggiare tutto il museo con tinte chiare per dare spazio, luce e ordine a raccolte di opere ritenute di maggior importanza ed esponendo esclusivamente dipinti, pale d'altare e affreschi. Questo progetto prevede il recupero di 169 opere tra arredi lignei, dipinti, metalli, avori, porcellane, stucchi, fossili e oggetti. Il preventivo dei costi ammonta a un totale di € 154.158,00.