Descrizione di carattere storico artistico relativa all’oggetto
Il dipinto diGiulio Carlini (1826-1887), pittore veneziano, fu eseguito nel 1856 probabilmente su invito diretto di Maria Luisa Artois di Berry, moglie dell'ultimo duca di Borbone Carlo III e reggente per il figlio Roberto, che all'epoca del ritratto aveva otto anni. Nulla, infatti si sa con certezza delle vicende di committenza dell'opera, documentata solamente in un inventario manoscritto dei quadri della famiglia Borbone redatto nel 1860. Il Carlini qui dimostra tutta la sua abilità di descrittore minuzioso e puntuale, in particolare nel manto celeste di Maria Luisa ricamato coi gigli d'oro e foderato di ermellino e nella camicetta del piccolo Roberto tutta guarnita di pizzi, con al collo il Toson d'Oro. La composizione riprende i modelli consueti del ritratto ufficiale anche nell'ambientazione e nella presenza del pesante tendaggio in velluto rosso che si scorge alle spelle dei due protagonisti.
Il dipinto del parmigiano Francesco Scaramuzza, fu realizzato nel 1829 durante il soggiorno a Roma, dove il pittore ebbe modo di perfezionarsi negli studi grazie al premio triennale vinto al concorso dell’Accademia di Belle Arti di Parma. Scaramuzza si cimenta per la prima volta con un soggetto letterario, mettendo in scena la favola pastorale del Tasso che narra l’amore del pastore Aminta per la ninfa Silvia, trionfante dopo il tentativo di suicidio del giovane. L’azione che si svolge fra i protagonisti coincide con la rivelazione d’amore espressa dal bacio di Silvia in un momento estremo fra vita e morte, dopo che Aminta si era gettato da un dirupo. La scena, ambientata in una valle dove scorre un fiume tra colline alberate, è immersa in una atmosfera dai riflessi dorati che accresce il tono malinconico elegiaco insito nel tema, riallacciandosi al filone arcadico settecentesco coltivato a Parma nell’arte e nella letteratura e per questo molto apprezzata nell’ambiente accademico locale.
Informazioni sullo stato della conservazione
L’opera di Giulio Carlini si presenta in un discreto stato di conservazione. A una prima analisi visiva non sono riscontrabili seri danni strutturali, ma è comunque osservabile una perdita di tensione generale del supporto, che ha
provocato le importanti deformazioni visibili in corrispondenza dell’angolo superiore sinistro, accentuando anche le deformazioni visibili sulla superficie pittorica, imputabili all’impressione delle traverse del telaio. Altre lievi deformazioni sono riscontrabili lungo il margine inferiore, probabilmente dovute al deposito di materiali incastrati tra tela e telaio. Sul verso del supporto, nella metà superiore, è presente una toppa, applicata probabilmente per sanare un danno di natura meccanica (l’opera è stata visionata a parete, pertanto non è stato possibile ispezionare in maniera accurata la porzione superiore e il retro). Per quanto concerne la pellicola pittorica, è possibile osservare diverse problematiche conservative. Quest’ultima è infatti caratterizzata da un importante crettatura diffusa su gran parte della superficie, che risulta per lo più stabile, e da numerosi sollevamenti più o meno precari che in alcuni casi hanno comportato la perdita di film pittorico. Il fenomeno è principalmente riscontrabile lungo il perimetro, e in corrispondenza di alcune deformazioni, probabilmente provocate da urti e incisioni di natura meccanica, avvenuti sul verso durante precedenti mo vimentazioni. Sulla superficie sono inoltre visibili diffuse ed ampie stuccature e un cospicuo strato di depositi incoerenti, oltre a diverse vecchie ridipinture, alcune delle quali alterate e morfologicamente incoerenti. Il protettivo finale è distribuito in maniera omogenea sulla superficie, ma risulta lievemente ossidato e quindi appare leggermente ingiallito. L’opera presenta infine dei listelli perimetrali inchiodati allo spessore del telaio, atti a compensare la differenza dimensionale con l’alloggio della cornice.
Il dipinto di Francesco Scaramuzza presenta un discreto stato di conservazione. Non sono visibili danni strutturali ma si rilevano, tuttavia, lievi deformazioni da attribuirsia una perdita di tensione e alle operazioni avvenute durante le rifoderatura dell'opera. Il telaio appare lievemente imbarcato generando problematiche al corretto tensionamento della tela. La pellicola pittorica è caratterizzata da una crettatura diffusa e da alcuni sollevamenti più o meno precari che in alcuni casi hanno comportato la perdita del film pittorico. Sulla superficie sono inoltre visibili ampie e diffuse stuccature, alcune delle quali fortemente alterate e incoerenti, oltre a diverse vecchie ridipinture.
Informazioni sulla fruizione e orari di apertura
Da martedì a domenica 9.00 - 19.00. Lunedì chiuso.