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Descrizione di carattere storico artistico relativa all’oggetto
Venerato nell’Arcidiocesi di Fermo il sabato successivo al 15 agosto, festa della Beata Vergine Assunta in cielo. E’ compatrono dell’arcidiocesi fermana. San Savino fu vescovo di Spoleto e subì il martirio sotto Massimiano augusto perché esortava il popolo a non sacrificare agli dèi. Sottoposto a interrogatorio, fu invitato a inginocchiarsi dinanzi alla statua di Giove. Savino la prese e la frantumò gettandola a terra. Per questo gesto ebbe imputate le mani e fu gettato in prigione, ove continuò il suo ministero predicando alle persone che incontrava. Con le sue preghiere compì prodigi che accesero sempre più l’ira dell’imperatore, che lo fece decapitare nei pressi di Assisi. I cristiani recuperarono il suo corpo e lo seppellirono a circa due miglia da Spoleto. Come fondale di Via Mazzini venne realizzata la scenografica “Nicchia di San Savino”, commissionata dall’arcivescovo Urbano Paracciani. La costruzione in cotto venne realizzata nel 1776 su disegno dell’architetto Pietro Augustoni. Il prospetto, ritmato da lesene, ha timpano raccordato alle ali laterali da due volute. La statua è dello scultore e stuccatore di Montottone Stefano Interlenghi.
Informazioni sullo stato della conservazione
Necessita di manutenzione ordinaria/straordinaria
Informazioni sulla fruizione e orari di apertura
Luogo all'aperto, sempre fruibile
DESCRIZIONE DEGLI INTERVENTI CON RACCOLTA APERTA
RACCOLTA FONDI
Raccolta aperta
FASE ATTUATIVA
Raccolta fondi
IMPORTO 30.000,00 €
DESCRIZIONE INTERVENTO
Venerato nell’Arcidiocesi di Fermo il sabato successivo al 15 agosto, festa della Beata Vergine Assunta in cielo. E’ compatrono dell’arcidiocesi fermana. San Savino fu vescovo di Spoleto e subì il martirio sotto Massimiano augusto perché esortava il popolo a non sacrificare agli dèi. Sottoposto a interrogatorio, fu invitato a inginocchiarsi dinanzi alla statua di Giove. Savino la prese e la frantumò gettandola a terra. Per questo gesto ebbe imputate le mani e fu gettato in prigione, ove continuò il suo ministero predicando alle persone che incontrava. Con le sue preghiere compì prodigi che accesero sempre più l’ira dell’imperatore, che lo fece decapitare nei pressi di Assisi. I cristiani recuperarono il suo corpo e lo seppellirono a circa due miglia da Spoleto. Come fondale di Via Mazzini venne realizzata la scenografica “Nicchia di San Savino”, commissionata dall’arcivescovo Urbano Paracciani. La costruzione in cotto venne realizzata nel 1776 su disegno dell’architetto Pietro Augustoni. Il prospetto, ritmato da lesene, ha timpano raccordato alle ali laterali da due volute. La statua è dello scultore e stuccatore di Montottone Stefano Interlenghi.