DESCRIZIONE INTERVENTO
La fonte, denominata Fallera, è localizzata al di fuori della cinta muraria storica, nella zona denominata Vallescura: insiste tra l’area di via Bellesi e quella della Montagnola, nel quartiere del Tirassegno, a ridosso della sponda nord del fosso Reputolo; fu costruita durante l’alto medioevo probabilmente su una fonte già esistente, di epoca romana. La città di Fermo è ricca di strutture sotterranee e acquedotti che risalgono ai tempi più antichi, necessari per la captazione e lo sfruttamento delle acque sorgive. La costruzione della fonte fu imposta dal nobile e potente potestà Pinus de Vernacis da Cremona e fu finanziata con il ricavato delle condanne civili e penali che venivano comminate a chi commetteva infrazioni o “falli”, da cui il nome; a testimonianza di ciò una lapide posta sulla fonte che riportava “Factum fuit de condemnationibus primi regiminis” (il primo governo era quello autonomo insediatosi dopo il 1220 e ancora in carica quando la fonte venne costruita). La fonte è gemella di quella di San Francesco di Paola e la sua costruzione, come la vediamo oggi, risale all’agosto del 1309. Si ipotizza che precedentemente, in luogo dell’attuale fonte, ci fosse una struttura romana o preromana, essendo la zona ricca di giacimenti archeologici, ma non si hanno prove di questo. Nel 1445 essa venne restaurato dallo Sforza, quando era signore della città di Fermo, come testimonia lo stemma ancora oggi visibile in facciata. Nel 1474 vennero eseguiti dei lavori per collegare il centro della città con la fonte, importante perché ricca d’acqua, tramite una strada selciata, oggi scomparsa. Nel 1535 fu nuovamente restaurata a spese dell’erario quando era governatore Paolo Ranuccio da Tarano, e dai signori della città Giovan Battista Morrone e Jacopo Bertacchini; una lapide ancora visibile riporta i lavori eseguiti: “Fontem Hunc incuria squallidum ed pene destitum P. Pau. Ranunctio de Tarano I.U.D. celeber gubem (di)gni densis regio. Bapt. Morrone et Jacobo Bertacchino ex aerario publ. Reaturar ano Dni MCXXXV”. Successivamente nell’area vennero impiantati vari stabilimenti, tra i quali una conceria di pelli e un lanificio, costruito nel dicembre del 1574, favorito prima dal vescovo Peretti e poi da papa Sisto V. La fonte ha subito restauri anche nel 1613; poi nel 1855, vista la mancanza di acqua potabile in città, vennero elaborati vari progetti per lo sfruttamento delle sorgenti della fonte, per i crescenti bisogni della popolazione, ma nessuno di questi venne attuato. Dopo la realizzazione dell’acquedotto del Polesio, nel 1896, le fonti come Fonte Fallera persero di interesse e iniziarono ad essere abbandonate.