Descrizione di carattere storico artistico relativa all’oggetto
Il monumentale dipinto, acquisizione recente della Galleria Nazionale della Liguria, costituiva uno dei cardini della strabiliante quadreria di Giovan Carlo Doria (1576-1625), tra i più noti collezionisti genovesi di tutti i tempi. Il facoltoso aristocratico possedeva infatti una copiosa e raffinata raccolta il cui numero superava i tre zeri. In essa, il nome di Giulio Cesare Procaccini, bolognese di origine lombardo di adozione, vi ricorreva assai spesso, essendo il maestro tra i pittori prediletti dal Doria.
Il dipinto in questione ricopriva un ruolo cruciale non solo per le notevoli dimensioni ma soprattutto per i messaggi che con esso il committente voleva trasmettere. Il soggetto rappresentato, tradizionalmente identificato come la Battaglia di san Giacomo, è più propriamente da riconoscersi come Re Ramiro I delle Asturie affiancato da san Giacomo nella battaglia di Clavjio, un episodio leggendario svoltosi nell’844 durante il quale il santo guerriero apparve al sovrano iberico, raffigurato al centro in sella al suo destriero brandendo una spada nella mano destra e con la croce di San Giacomo sulla corazza, impegnato a scacciare i mori dalla Spagna cristiana. Nelle fattezze del re si ritrovano i tratti fisionomici di Giovan Carlo Doria, il cui volto ci è noto tramite alcuni suoi ritratti, tra i quali occorre ricordare quello celeberrimo di Pieter Paul Rubens, parimenti conservato a Palazzo Spinola. I due dipinti realizzati a una distanza di una decina d’anni l’uno dall’altro sono accomunati dal richiamo all’Ordine di San Giacomo, il cui emblema ovvero la croce rossa è presente in entrambi i casi. Il Doria era riuscito infatti a ottenere, non senza lungaggini e difficoltà, il prestigioso ingresso nell’ Ordine, il cui accesso era subordinato all’autorizzazione imperiale. Avuta finalmente certezza di potersi fregiare di tale titolo, si rivolse al più noto ritrattista in quel momento attivo, Rubens, per essere immortalato fresco cavaliere di San Giacomo ma anche elegante e moderno cacciatore, con un’immagine profana e quasi cortese. A distanza di oltre dieci anni, Giovan Carlo si ripropone con il potente pennello di Procaccini agli occhi dei posteri in veste di milite cristiano. Le due immagini di grande impatto visivo erano collocate nella medesima sala del palazzo avito di vico del Gelsomino e, a intervento conservativo ultimato, si cercherà di riproporre a confronto le due effigi.
Informazioni sullo stato della conservazione
Il dipinto si presenta in uno stato conservativo particolarmente critico sia da un punto di vista strutturale sia nella pellicola pittorica. Il supporto soffre soprattutto per una precedente rifoderatura che, considerate anche le cospicue dimensioni, è risultata inadeguata e ha compromesso il tensionamento della tela con conseguenze anche sulla pellicola pittorica.
La pellicola pittorica, oltre ai problemi appena indicati, palesa numerosi interventi precedenti eseguiti in momenti differenti che ne alterano, in talune parti anche significative, la corretta leggibilità.
Informazioni sulla fruizione e orari di apertura
Il dipinto è esposto nel salone dell’Appartamento del Marchese, collocato nel primo ammezzato, raggiungibile tramite una rampa dello scalone monumentale, appena varcato l’ingresso della galleria. Il museo ha i seguenti orari di apertura:
Lunedì: chiuso
Martedì: 13.30 – 19.00
Mercoledì-sabato: 9.00 – 19.00
Domenica e festivi: chiuso (aperto la prima domenica del mese con ingresso gratuito 13.30 – 19.00)