Descrizione di carattere storico artistico relativa all’oggetto
La Certosa di San Martino è una delle più importanti testimonianze del Barocco in Italia. Il pavimento spettacolare della Chiesa della Certosa è stato progettato dal bergamasco Cosimo Fanzago (1591-1678) e dal certosino Bonaventura Presti (1664-65), e costituisce oggi un esempio eccezionale dell'arte dell'intaglio e della commissione dei marmi. Realizzato in preziosi marmi policromi, con una soluzione decorativa che crea una illusiva tridimensionalità, il tappeto marmoreo realizza un effetto di grande impatto visivo per chi entra nella navata. Fanzago ha realizzato la pavimentazione del presbiterio e del coro dal 1631, nell'ambito della attenta regia con la quale progettava la nuova facciata, il ricco apparato decorativo delle cappelle, e anche le soluzioni plastiche del Chiostro Grande, il Cimiterino dei monaci, la scala protorocò dell'appartamento del Priore. L'artista aveva assunto un ruolo di nuovo protagonista per l'architettura, la scultura e l'ornato, uniformando la nuova fisionomia barocca del complesso conventuale: il pavimento della Chiesa è eccezionale testimonianza del suo linguaggio innovativo ed esuberante, derivato dalla cultura decorativa tardo manierista lombarda.
Per i motivi decorativi di quest'opera, gli artigiani intagliatori lavorarono marmi come il broccatello di Spagna, il bardiglio, l'onice di San Gesualdo, la fiamma di Blesia, il verde di Calabria, il bianco di Carrara, l'alpujarras, il rosso di Francia, il giallo di Siena, il diaspro di Sicilia, il nero del Belgio. Il completamento del pavimento della navata è dovuto al certosino Bonaventura Presti - citiamo tra le sue soluzioni il motivo recentemente definito a 'dorso di bruco' - con un risultato finale del tutto inedito rispetto alle più consuete rappresentazioni bidimensionali in uso nel commesso marmoreo.
Informazioni sullo stato della conservazione
Il pavimento è realizzato con una tecnica molto delicata, che si basa sull'intaglio di piccole lastre di marmo intagliato, molto sottili e poste in alloggiamenti risultati nel tempo fra le cause principali dei danni segnalati già dall'inizio del Novecento, cui si è cercato di rimediare con un intervento di manutenzione effettuato negli anni Sessanta.
Il problema principale è la perdita di adesione, la frantumazione e il conseguente distacco degli intagli marmorei. Il fenomeno, diffusamente esteso a quasi tutta la superficie della navata, del coro e del presbiterio, progredisce nel tempo, causando la dispersione e la perdita di parti decorative. All'esame visivo, la pavimentazione presenta diffuse frantumazioni delle lastrine di pietra. Molti frammenti e\o interi moduli decorativi risultano distaccati dalla base di supporto. Il degrado si estende anche nelle aree che sono state oggetto di manutenzione e di vecchie integrazioni, a causa del progredire del processo di disgregazione delle malte di allettamento delle lastrine stesse. Inoltre, l'accresciuto afflusso dei visitatori, moltiplicando le occasioni e l'impatto di calpestio, ha accelerato i fenomeni di degrado del commesso marmoreo, causando numerose nuove lacune di varia grandezza che si sono aggiunte a quelle precedenti. L’allargarsi di queste ultime provoca, con un effetto domino, ulteriori distacchi, frammentazioni e perdite di materiale lapideo. Tale situazione compromette irreversibilmente la tenuta generale del commesso, accelerandone velocemente il degrado, con il forte rischio di perdita totale della decorazione.
Informazioni sulla fruizione e orari di apertura
Orari
aperto tutti i giorni h 8.30-19.30; chiuso il mercoledì
la biglietteria chiude un'ora prima
Gratuità
gratuito: per i cittadini della Unione Europea sotto i 18 anni
gratuito: prima domenica di ogni mese