Descrizione di carattere storico artistico relativa all’oggetto
In prossimità dell'ingresso del convento, in cima allo scalone che mette in comunicazione il Chiostro della Porteria con il Chiostro degli Aranci, si apre una piccola nicchia con pavimento maiolicato, nella quale si trova una statua lignea policroma raffigurante San Filippo Neri. La scultura, alta circa 2 metri, si trova sopra un basamento ligneo dipinto (116x130x90 cm) al centro del quale è raffigurato lo stemma dei padri Oratoriani, un cuore fiammeggiante incorniciato da due steli di giglio incrociati e coronato da tre stelle a otto punte.
Il santo, rappresentato in atteggiamento benedicente, veste l'abito talare nero e nella mano sinistra stringe la berretta (detta anche tricorno) da presbitero. Ai piedi della figura, appoggiato sul basamento, si trova il galero cardinalizio. Tale dettaglio iconografico, non particolarmente frequente pur essendo già attestato altrove, simboleggia l'umiltà del santo, ricollegandosi all'episodio del rifiuto da parte di Filippo della carica offertagli da papa Clemente VII.
Da un'analisi stilistica si evidenzia una notevole perizia nell'intaglio, in particolare nei dettagli più raffinati quali il nodo della cintura e la barba e i capelli, questi ultimi in parte offuscati dalle ridipinture successive ma che ad un esame ravvicinato rivelano un'attenta definizione delle ciocche ordinate. La posa del santo segue un delicato contrapposto di matrice classicista, evidenziando la simmetria del chiasmo tra gli arti avanzati e in tensione (braccio destro e gamba sinistra) e quelli a riposo (gamba sinistra e braccio destro), conferendo alla figura un gentile movimento di torsione delicatamente accentuato dal vezzoso svolazzo del mantello. Tale attenzione all'equilibrio classicista unita ad una propensione per la grazia espressa nel volto e nei panneggi, che precorre il gusto rocaille, consente di ipotizzare una datazione che collochi la scultura tra la fine del '600 e l'inizio del '700, quando la versione più estrosa del Barocco romano si stempera seguendo la lezione dell'Accademia dell'Arcadia e di pittori come il Maratta. Un certo gusto per il decorativismo tardobarocco si esprime anche nel basamento della statua: al di sotto della spessa mano di grigio applicata successivamente emergono infatti le tracce di una ricca policromia, che fanno intuire una decorazione dell'intera superficie nei toni del verde, rosso e giallo, che il restauro potrà riportare alla luce.
Informazioni sullo stato della conservazione
Lo stato di conservazione dell'opera risulta mediocre. A contribuire al normale degrado dei materiali è la sua collocazione, in quanto il manufatto, ricoperto da un ingente strato di particellato atmosferico, è posto all'esterno ed è addossato ad una parete piuttosto umida. Pur presentando una discreta stabilità dal punto di vista strutturale, lo stato conservativo appare compromesso da un'infestazione a carico di insetti xilofagi, come segnalato dai numerosi fori di sfarfallamento che interessano l'intera superficie, ma che si concentrano maggiormente nella parte superiore del retro e dalle tracce di rosume, depositatesi nelle pieghe della veste e sulla base. Inoltre, nella parte bassa a destra del manto è presente una mancanza materica piuttosto estesa e l'aureola è manchevole di alcuni raggi. Osservando gli strati preparatori, invece, si notano numerose lacune e preoccupanti difetti di adesione, che si trasmettono sulla pellicola pittorica caratterizzata da preoccupanti cadute di colore, sollevamenti ed abrasioni. Il film pittorico è, per di più, coperto da una spessa coltre di depositi coerenti e incoerenti e strati filmogeni che ne inibiscono la leggibilità. In particolare, quasi l'intera superficie è ricoperta da più strati di ridipintura, come è particolarmente evidente sulle mani, sul viso e sul basamento, sul quale uno spessore di materia di colore scuro lascia intravedere tonalità di verde e di giallo, probabilmente appartenenti allo strato di pellicola pittorica originale.
Informazioni sulla fruizione e orari di apertura
La scultura è collocata in prossimità dell'ingresso del convento, in cima allo scalone che mette in comunicazione il Chiostro della Porteria con il Chiostro degli Aranci, in uno spazio non ancora aperto al pubblico (al momento risulta visitabile la sola Chiesa-Museo dal martedì al venerdì dalle 9.00 alle 17.30 con ultimo ingresso alle 16.45, weekend e festivi dalle 8.30 alle 13.30 con ultimo ingresso alle 12.45) ma che si conta di riaprire nei prossimi mesi.

