DESCRIZIONE INTERVENTO
Il Museo naturalistico intende restituire al pubblico l’atmosfera dello “studiolo” di Francesco Minà Palumbo, non come mera ricostruzione filologica, ma come spazio evocativo e immersivo. Gli indizi a nostra disposizione – pochi articoli d’epoca, ricordi frammentari, un paio di foto storiche – non bastano per restituire con precisione l’assetto originario del luogo in cui lo scienziato castelbuonese condusse le sue ricerche. Ed è proprio da questa assenza che nasce la scelta di ricreare un ambiente che non sia una copia fedele, ma una traduzione contemporanea del suo spirito.
Lo studiolo si presenta come la soglia ideale al percorso museale: un luogo in cui il visitatore possa sedersi simbolicamente alla scrivania di Minà Palumbo, circondato da suggestioni e reperti che richiamano la sua attività di medico, naturalista, botanico, zoologo, geologo e instancabile osservatore della realtà. Non si tratta quindi di uno spazio statico, ma di un’introduzione narrativa all’eterogeneità dei suoi interessi, alla curiosità inesauribile che lo guidava, alla sua capacità di intrecciare saperi diversi per costruire una visione complessa e articolata del mondo naturale.
Attraverso oggetti originali, documenti, strumenti di lavoro e materiali d’archivio, accostati a elementi scenografici e multimediali, lo studiolo diventa una sorta di macchina del tempo che invita a esplorare l’universo intellettuale di Minà Palumbo. Ogni dettaglio è pensato per stimolare il senso di vicinanza e partecipazione: il visitatore non è un semplice spettatore, ma diventa parte della narrazione, chiamato a immedesimarsi nel gesto dello studioso che osserva, annota, classifica, custodisce.
Lo spazio non è dunque ricostruito “com’era”, ma “come potrebbe essere”: un laboratorio vivo di conoscenza, un ambiente immersivo che raccoglie indizi, rimandi e frammenti per comporre un quadro coerente e poetico della sua opera. Lo studiolo prepara così all’incontro con le collezioni naturalistiche del Museo, introducendo in maniera suggestiva i temi della biodiversità, della scienza e del rapporto con il territorio, che costituiranno il cuore dell’esperienza espositiva.
In questo modo, il Museo non si limita a celebrare il passato, ma lo riattiva, trasformando lo studiolo in un luogo di dialogo tra la memoria di Minà Palumbo e lo sguardo del visitatore contemporaneo.