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Descrizione di carattere storico artistico relativa all’oggetto

Il complesso monumentale di San Francesco rappresenta il cuore antico del francescanesimo a Bologna.

Costituito dalla chiesa e dall’annesso convento che affaccia sull’omonima piazza e, alle sue spalle, su piazza Malpighi un tempo nota come Seliciata (“selciato”) di San Francesco, l’intero aggregato come oggi visibile e visitabile è per buona parte frutto degli interventi di restauro ottocenteschi. La presenza francescana a Bologna ha origini antichissime con un primo frate minore qui inviato, il Beato Bernardo di Quintavalle, dallo stesso Francesco nel 1211. Un primo convento si insedia a S. Maria delle Pugliole (ora via del Porto) già nel 1213. La rapida crescita della comunità in città obbliga alla ricerca di un luogo più ampio, che viene individuato in un terreno donato loro a Porta Stieri, dove sorgono ora  basilica e convento già dal 1236. Il convento ospiterà inoltre lo Studio Teologico Universitario, uno dei principali in Italia. Dal 1796, con l’ingresso delle truppe napoleoniche in Bologna e il forzato abbandono da parte dei francescani, il complesso inizia una fase di declino strutturale che si protrae tra alterne vicende – gli spazi sono saccheggiati e il convento confiscato per farne prima caserma, poi dogana e infine magazzino e in taluni momenti del tutto abbandonati – fino al 1886. In quell’anno la chiesa viene finalmente restituita all’autorità ecclesiastica che da subito, attraverso la costituzione della “Fabbriceria di San Francesco”, si adopera per la riapertura al culto e i restauri,  mentre i frati ritornano di sede nel convento solo nel 1926 (nel frattempo ospiti in una modesta casa in via Gombruti)I restauri dal 1886 al 1913 sono affidati all’illustre architetto bolognese Alfonso Rubbiani e a più riprese proseguiti dopo la sua morte, avvenuta in quell’anno, e fino al 1948 con la solenne riapertura della chiesa, attraversando le guerre mondiali con le interruzioni dei lavori che esse comportarono. 

La chiesa, elevata al titolo di Basilica nel 1936 e oggi della Provincia Italiana di S. Antonio di Padova, è una delle prime chiese erette in Italia in onore di san Francesco. La sua prima edificazione insieme a quella del convento risale al 1236, un decennio dopo la morte del Santo, ed è un pregevole esempio precoce del gotico francese in Italia.

Sul lato meridionale della chiesa si articolano il complesso conventuale e il cimitero, che accolse le tombe di molti giuristi e dottori dello Studio di Bologna, oggi visibili in piazza Malpighi (Tombe dei Glossatori). Il complesso è costituito da un insieme articolato di volumi oggi di appartenenza del Demanio Pubblico, adibito per la maggior parte a uffici dell’Intendenza di Finanza e per il rimanente in concessione alla comunità francescana, che ha qui nuovamente dal 1926 il suo convento.

Informazioni sullo stato della conservazione

L’insieme articolato di volumi – chiesa e convento – presenta diverse problematiche conservative cui nell’ultimo secolo e mezzo si è cercando di dare soluzione; la situazione inoltre è stata ulteriormente compromessa dal sisma 2012. Diversi e continui sono il lavori di manutenzione e ristrutturazione soprattutto all’interno della basilica

Benché sia difficoltoso distinguere i lavori di ripristino nel tempo tra chiesa e convento, va precisato che oggetto degli interventi qui proposti sono i soli spazi del Convento affidati alla Provincia dei frati minori conventuali.  Per la parte in gestione alla Provincia, sono stati restaurati nel corso del 2024 le parti riguardanti gli alloggi privati dei frati, ma diverse altre parti dell'ex-convento sono in carente stato di conservazione.

Informazioni sulla fruizione e orari di apertura

Visite alla Basilica

I visitatori e i turisti sono pregati di non passare per la Basilica durante le celebrazioni.
Gli orari preferibili sono:

Visita alla Chiesa

  • nei giorni feriali dalle 8.30 alle 10.00, dalle 10.30 alle 11.45, dalle 15.30 alle 17.30
  • nei giorni festivi dalle 9.45 alle 10.45 e dalle 15.30 alle 17.30

E’ possibile effettuare visite guidate in chiesa con guida propria o prenotare con buon anticipo la guida da parte di un frate scrivendo a sanfrancescobologna@gmail.com 
Ai gruppi in visita si chiede di lasciare un’offerta.
Per la visita al chiostro si può chiedere ai volontari o ai frati presenti

DESCRIZIONE DEGLI INTERVENTI CON RACCOLTA APERTA


RACCOLTA FONDI

Raccolta aperta

Raccolta aperta

FASE ATTUATIVA

Raccolta fondi

IMPORTO 510.000,00 €

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DESCRIZIONE INTERVENTO

Il complesso conventuale è organizzato intorno a tre chiostri: il cosiddetto “Chiostro dei Morti”, il “Chiostro Maggiore” e il “Secondo Chiostro”.

Oggetto del presente intervento è il Chiostro dei Morti, nucleo originario del convento duecentesco e così denominato forse già dal Trecento per le tombe gentilizie qui presenti (oggi collocate su piazza Malpighi); si sa che l’architettura originale fu alterata con la costruzione entro il 1400 della Cappella Muzzarelli che doveva fungere da grande e magnifica sacrestia e che nel XVI secolo le patere e gli spicchi delle arcate furono dipinti con stemmi e scudetti del Comune di Bologna e dell’Ordine Francescano e con semplici riquadrature ad affresco.

L’arrivo dei francesi nel 1796 fu disastroso. Il Chiostro subì molti danni, alcune parti furono sistemate a terrazza e poi ricoperte con un tetto, altre furono sopraelevate per realizzare abitazioni, fu rialzato il piano del giardino fino a coprire completamente il muretto perimetrale. Dal 1820 il refettorio e parte del Chiostro vennero adibiti a magazzino del sale, uso che continuerà fino al 1920 e che ha notevolmente contribuito all’ammaloramento degli spazi a causa della salinità. Già nel 1959 il Superiore del Convento, Padre Stanislao Rossi, scrive al Genio Civile per chiedere un intervento per mettere a posto i locali di abitazione dei frati in quanto «I locali adiacenti al Chiostro dei M ed il Chiostro stesso […] sono imbevuti di cloruro di sodio, che, fuoriuscendo dalle murature e dal terreno sottostante i pavimenti, provoca lo sgretolamento degli intonaci e dei listelli di cotto del pavimento che fu eseguito ex novo nel 1935». Il Chiostro dei morti ha forma rettangolare,  ed è composto da trenta campate quadrate con volte a crociera, sostenute da 26 colonne di mattoni, alternativamente di forma cilindrica e ottagonale, e trilobate negli angoli. Lo spazio scoperto del chiostro è occupato da un giardino quadripartito da vialetti pavimentati con pianelle di cotto che definiscono quattro porzioni tenute a prato. Al centro uno spazio di forma quadrata ospita un pozzo di forma rotonda, anch’esso in mattoni a vista risalente al secondo dopoguerra.

Gli interventi di risanamento degli anni Sessanta del '900 risultano oggi obsoleti e necessitanti di revisione, alla luce anche del sisma del 2012, che ha causato ulteriore problemi di staticità che hanno reso necessario il puntellamento di parte del chiostro.

L’intervento sarà avviato da gennaio 2026 eprevede le seguenti operazioni:

  • Restauro dell'affresco della Crocifissione sulla parete est
  • Restauro delle colonne e dei capitelli
  • Restauro degli elementi architettonici in cotto
  • Rimozione di intonaci e tinte incongrue e loro rifacimento
  • Restauro degli elementi decorativi in pietra (lapidi e cornici)
  • Opere di risanamento della cisterna e della rete fognaria, opere edili e tinteggiatura necessarie al ripristino del chiostro e al mantenimento della sua salubrità nel tempo
  • Pavimentazione: demolizione di porzioni e sottofondo deteriorati, Pulizia generale Fornitura e posa di nuova pavimentazione ove demolita.