Attività principali dell'istituzione
Situato nel cuore di Gradara, il Museo d’Arte Rubini Vesin (MARV) è uno dei luoghi simbolo della cultura nel territorio marchigiano, con importanti mostre ed eventi di rilievo nazionale.
Le sale espositive del museo, situate all’interno dell’omonimo Palazzo Rubini Vesin, costituiscono un punto di riferimento nello spazio urbano, caratterizzandosi per qualità architettonica e dimensioni come uno degli edifici più importanti del borgo.
Affacciando sulla via principale del borgo, a pochi passi dalla seconda cinta di mura, emblema - insieme a Palazzo Morandi Bonacossi - dell’edilizia nobiliare tra Sei e Settecento, l’origine della spaziosa dimora può essere fatta risalire al 1707 quando il proprietario Giacomo Rubini (1672-1752) , mentore del noto archeologo pesarese Annibale degli Abbati Olivieri, le conferisce a seguito di importanti interventi architettonici l’attuale assetto.
Dotato di antiche grotte e sotterranei di origine cinquecentesca, si sviluppa su tre assi attorno a un grande cortile centrale nato dall’unione di più corpi di fabbrica. La serie di saloni del piano nobile è decorata con stucchi e affreschi, introdotti da uno scalone monumentale di rara armonia. Sobrietà e rigore sono le cifre distintive di Palazzo Rubini, a partire dalla semplice facciata in laterizio, animata solo dal grande portone inserito in una cornice a tutto sesto con stemma lapideo e dalla teoria di finestre del piano nobile. La medesima austerità si riscontra nel breve corridoio di ingresso in cui lo stesso Arcidiacono Rubini, appassionato cultore dell’antico, probabilmente scelse di incastonare lo stemma bipartito con rovere e giglio, commemorativo dell’unione matrimoniale tra Guidubaldo II della Rovere e Vittoria Farnese (1548); forse un delicato omaggio alla Duchessa che governò a lungo Gradara ed esercitò sul luogo un’influenza benefica e durevole.
Lo scalone monumentale che dà accesso al piano sovrastante, dalle forme raffinate e armoniose, è impreziosito da alcune opere pittoriche di grande e piccolo formato appartenenti alla quadreria raccolta dal Rubini e dai suoi successori (la restante collezione è conservata ed esposta presso i locali della Rocca Demaniale).
Avvolto nell’ombra è il passaggio dell’edificio alla famiglia Vesin, forse di origine straniera, che ne entrò in possesso probabilmente senza alterare l’impianto originale, Alla seconda metà dell’Ottocento, quando l’antica dimora divenne proprietà comunale, risale quasi sicuramente la decisione di destinare una parte dell’edificio, in particolare le sale che affacciano sull’odierna via Zanvettori, all’istituzione del Teatro Comunale di Gradara.
A partire dal 2019 le sale di rappresentanza, inizialmente occupate da uffici comunali, sono state gradualmente ripristinate all’antico splendore e convertite a spazio espositivo.