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Attività principali dell'istituzione

Presso la località di San Basilio nel comune di Ariano nel Polesine le prime evidenze di un ricco abitato antico furono riportate alla luce negli anni Settanta del Novecento, quando gli scavi della Soprintendenza Archeologica del Veneto portarono in luce un edificio residenziale noto come villa/mansio dell’età imperiale romana. Nel decennio successivo, nuove indagini eseguite più a nord portano alla scoperta di un insediamento etrusco del VI-IV sec. a.C., con pali e assiti lignei eccezionalmente conservati. Scavi successivi portano alla scoperta di un gigantesco edificio interpretato come horreum del II-III sec. d.C. e di un complesso paleocristiano con basilica e battistero, in parte musealizzati.

Il sito di San Basilio è un insediamento di straordinaria importanza, nato nel VI secolo a.C. a ridosso dell’antica linea di costa con una vocazione internazionale. Questo crocevia dei commerci adriatici, attivato prima di Adria e Spina su iniziativa etrusca e greca, sembra entrare in crisi nel IV sec. a.C. Tuttavia, a partire dalla realizzazione, nel II sec. a.C., della Via Annia, poi ripercorsa dalla via Popilia, San Basilio torna ad assumere una centralità in relazione a percorsi viari terrestri e consolida il suo ruolo con l’età imperiale, come testimoniano il vasto complesso residenziale, le dimensioni dell’horreum e, in seguito, gli edifici paleocristiani.

Nell’area estesa dell’insediamento (40 ettari) molte altre strutture di età etrusca e romana erano note solo parzialmente grazie a sezioni esposte e preliminari indagini non invasive (geofisica, remote sensing, carotaggi), ma non risultano posizionate con precisione negli spazi di campagna e non sono state ancora portate alla luce. Questi edifici e depositi archeologici si trovano in uno stato di conservazione precario e soggetto ad altissimo rischio di distruzione a causa dei lavori agricoli che interessano l’area anche con interventi in profondità.

Nel corso degli ultimi tre anni le ricerche si sono concentrate ad identificare alcune strutture non ancora note dell’insediamento da cui poteva risultare possibile ricostruire con efficacia la storia del sito e i suoi valori culturali. Su queste strutture si sono concentrate le attività di conoscenza, protezione e restauro, con particolare riguardo:

- l’area dell’insediamento etrusco di epoca arcaica, dove sono emersi piani pavimentali di case, canalette e assiti lignei che sembrano disporsi secondo un piano urbanistico regolare.

- l’area della villa/mansio già vista negli anni Settanta del secolo scorso, ma successivamente reinterrata e di cui si era persa memoria topografica

- Un grande edificio porticato posto oltre un paleo-canale, rivelato dalle indagini geofisiche e databile al I sec. d.C.

Le strutture e i reperti portati alla luce presentano uno stato di conservazione piuttosto precario per la presenza di una falda acquifera piuttosto alta e per la continua azione di rimodellamento delle superfici agrarie operata dai lavori agricoli.

DESCRIZIONE DEGLI INTERVENTI CON RACCOLTA APERTA


RACCOLTA FONDI

Raccolta aperta

Raccolta aperta

FASE ATTUATIVA

Fine Lavori

IMPORTO 75.000,00 €

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DESCRIZIONE INTERVENTO

In un più ampio quadro di valorizzazione del sito archeologico di San Basilio, l’intervento si è articolato in azioni volte a realizzare forme di manutenzione, protezione e restauro dei beni pubblici su cui l’Università di Padova agisce su Concessione ministeriale.

Un primo impegno è stato dedicato alla protezione dei resti già riportati alla luce negli scavi degli anni Settanta (“villa”). Di tali resti, ricoperti dopo detti scavi, si era persa la cognizione circa la posizione e l’area risultava minacciata da interventi agricoli. Su invito della Soprintendenza si è quindi proceduto ad eseguire la rimozione di un consistente livello di terreno agricolo al fine di individuare la posizione dei resti da preservare. L’operazione ha permesso di ricollocare in pianta le evidenze e di procedere alla loro manutenzione e protezione sia attraverso la rimozione dei materiali depositatisi nei giunti murari sia con stesura di teli sintetici (TNT e PVC) contro il deterioramento biologico sia attraverso la ricomposizione/restauro degli assetti murari in laterizio sia attraverso la perimetrazione del grande edificio con conseguente tutela rispetto agli interventi agricoli in corso e futuri.

Per eseguire altri interventi di protezione su altri resti è stata sollecitata dalla Soprintendenza una campagna di indagini geofisiche, che ha permesso di individuare e predisporre la tutela di numerosi edifici sepolti.

Alcuni di questi, riferibili all’età etrusca ed ellenistica, sono stati riportati alla luce con la rimozione del terreno di riporto e sono stati sottoposti a pulitura delle fragili strutture in concotto e argilla cruda. La protezione è stata realizzata con copertura delle strutture attraverso materiali sintetici e materiali inerti.

La campagna di indagini geofisiche a fini di tutela ha anche rivelato tracce della presenza di un altro edificio nelle aree già utilizzate a fini agricoli presso la villa. L’intervento, oneroso in termini di tempi e risorse, ha riportato in luce un complesso edilizio già danneggiato da lavori agricoli e divenuto oggetto di protezione delle strutture conservate come di alcuni lacerti di pavimenti in tessere musive. Tutte le strutture sono state ricoperte con teli sintetici (PVC e TNT) e inerti (sabbia e argille espanse) per la protezione degli stessi. L’intervento ha garantito la protezione futura dei resti grazie alla perimetrazione dell’area interessata dalle architetture con piena tutela rispetto alle opere agrarie in corso.

Tra i reperti, databili tra l’età etrusca e medievale, un’alta percentuale è divenuta oggetto di manutenzione con lavaggio, ripulitura, ricomposizione finalizzati al restauro. Le stesse operazioni sono state condotte sulle oltre 2000 monete romane recuperate, oggetto di pulizia e consolidamento nelle fasi successive allo scavo. Ancora maggiore impegno è stato dedicato alla pulizia, al consolidamento e al restauro dei materiali metallici grazie alla collaborazione dell’Istituto Veneto per i Beni Culturali.