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Attività principali dell'istituzione
Il grande abitato del X e IX sec. a.C. di Villamarzana, ubicato nel Medio Polesine, è stato scoperto alla fine degli anni ’60 del ‘900 e indagato a più riprese tra il 1970 e il 2009 sotto la direzione prima della Soprintendenza per le Antichità delle Venezie, poi della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto. Tra il 2022 e il 2024, nell’ambito del progetto “Prima Europa. La protostoria del Polesine”, finanziato dalla Fondazione CARIPARO (https://fondazionecariparo.it/) e coordinato dalla Soprintendenza ABAP per le Province di Verona, Rovigo e Vicenza, il Dipartimento dei Beni Culturali dell’Università di Padova ha effettuato nuove indagini di tipo interdisciplinare e, quindi, oggi, le caratteristiche e traiettoria storica dell’insediamento sono definibili in modo più preciso. Il sito, ubicato su un dosso di origine fluviale prossimo all’antico corso del c.d. Po di Adria, presenta una forma irregolarmente semicircolare e occupa un’area di oltre 80 ettari. Il villaggio, esteso tra 30 e 40 ettari, mostra un’organizzazione interna regolare con canalette ortogonali che definiscono settori a destinazione sia residenziale, sia produttiva. Le abitazioni, rettangolari, isorientate e spesso articolate in più ambienti, avevano alzati in materiale deperibile messi in opera su bassi zoccoli in impasto argilloso semicrudo o realizzati con blocchetti di impasto cotto; i pavimenti erano in battuto; i focolari e i forni sempre in impasto argilloso. Le stesse tecniche costruttive erano impiegate per le strutture produttive. Alcuni indizi suggeriscono che il centro fosse cinto da un sistema di fossati che separavano l’area abitativa dalla campagna strutturata. L’economia primaria era basata sull’agricoltura, soprattutto cerealicola, e sull’allevamento; lo sfruttamento in senso alimentare delle piante e degli animali selvatici era invece minimo. Le attività artigianali maggiormente praticate erano la prodizione ceramica, la metallurgia del bronzo, la lavorazione dell’osso e del palco di cervo, la manifattura del vetro. Per la sua posizione strategica sull’asse del Po e per il suo legame strutturale con il vicino centro di Frattesina, hub di rapporti internazionali fin dalla metà del XII sec. a.C., Villamarzana giocò un ruolo chiave anche nel complesso network di scambi internazionali di cui il sistema medio-polesana fu uno snodo chiave fino all’inizio del IX sec. a.C., momento nel quale, per ragioni ancora da chiarire, collassò. Le peculiari caratteristiche decorative delle produzioni ceramiche suggeriscono infatti una forte apertura del sito verso l’Italia medio-tirrenica, in particolare l’Etruria; l’impiego sistematico di rame di provenienza trentina nell’industria metallurgica indica stretti contatti con il comparto centro-alpino; la presenza di ceramiche figuline dipinte di tipo protogeometrico denota un intenso dialogo con le regioni dell’Adriatico sud-orientale, soprattutto la Puglia.
DESCRIZIONE DEGLI INTERVENTI CON RACCOLTA APERTA
RACCOLTA FONDI
Raccolta aperta
FASE ATTUATIVA
Fine Lavori
IMPORTO 30.000,00 €
DESCRIZIONE INTERVENTO
Le indagini condotte tra 2022 e 2024 dal Dipartimento dei Beni Culturali dell’Università di Padova nel sito di Villamarzana si sono mosse su tre principali linee di intervento: a) prospezioni geofisiche; b) carotaggi; c) scavi stratigrafici in open area. Le prospezioni geofisiche hanno consentito di distinguere gli spazi abitativi da quelli destinati alle attività agricolo-ortive e all’allevamento e di delineare l’organizzazione interna del villaggio. Esse, quindi, sono state fondamentali per direzionare sia i carotaggi – grazie ai quali si è potuto avere anche un quadro di dettaglio dello stato di conservazione dei depositi archeologici –, sia, soprattutto, gli scavi, che hanno interessato tanto la fascia di transizione tra abitato e campagna esterna, quanto l’area interna del medesimo. In particolare in questo secondo settore sono state identificate due probabili abitazioni con zoccolo in blocchetti di impasto argilloso cotto e un terzo edificio che, pur realizzato con la stessa tecnica edilizia, in quanto aperto e collegato a installazioni a fuoco e a indicatori di lavorazione del bronzo, è da interpretare come un atelier metallurgico. Al fine di garantirne la protezione e la conservazione, tutte le strutture appena descritte, una volta rilevate e campionate in vista delle analisi di laboratorio, sono state coperte con spesse stesure di geotessuto, al di sopra delle quali sono stati collocati diversi corsi di sacchetti di sabbia, ulteriormente coperti da geotessuto; anche in considerazione del fatto che l’intera area sulla quale insiste il sito ha da sempre una destinazione agricola, le trincee sono state quindi richiuse mediante il riporto con mezzo meccanico di terreno. Specifiche azioni di protezione e di conservazione sono state messe in campo anche sui reperti mobili rinvenuti. Più nello specifico, i circa 10.000 frammenti ceramici (vascolari e non), i manufatti in bronzo e le forme di fusione in pietra, sono stati sottoposti a pulitura e a primo trattamento conservativo; dopo la fase di ricomposizione, quelli meglio conservati e/o più significativi sono stati oggetto di consolidamento per impedirne l’ulteriore frammentazione e i 15 frammenti protogeometrici restaurati; su tutti, infine, è stata avviata una campagna di riproduzione grafica e fotografica, sia a fini scientifici, sia in vista della loro catalogazione e, quindi, immissione nel patrimonio dello Stato. Particolare attenzione sul piano della conservazione è stata rivolta anche agli ecofatti, in particolare ai circa 5.000 reperti ossei. Queste azioni di manutenzione, protezione e restauro rientrano in un più ampio quadro di valorizzazione del contesto, in quanto i reperti più significativi andranno ad arricchire la sezione dedicata al sito di Villamarzana del Museo Archeologico Nazionale di Fratta Polesine (https://museiveneto.cultura.gov.it/musei/museo-archeologico-nazionale-di-fratta-polesine).