La Chiesa di San Bernardino, facente parte dell'omonimo complesso architettonico ora chiamato Centro Civico San Bernardino, ma edificato come convento, viene costruita a partire dall'anno 1472, come il resto del convento, e consacrata nell'anno 1489. Esternamente la chiesa presenta una facciata molto semplice, come di consueto per le chiese francescane, di tipica struttura gotico-lombarda. All'interno la chiesa si presenta divisa in due parti: la prima destinata ai fedeli è composta da un'unica navata, con tetto in capriate nascoste da un pregevole soffitto a cassettoni, datato 1684, e con tre capelle lungo il lato sinistro, dipinte in epoche più recenti. Un tramezzo divide questo spazio dalla zona dedicata al clero. Dal punto di vista architettonico, la compagine tardo-quattrocentesca è sostanzialmente intatta nelle sue parti strutturali e murarie ed anche nelle decorazioni. L'interno della chiesa possiede ancor oggi gran parte delle ricchezze artistiche originali: tra gli affreschi e i decori spiccano decisamente le opere del Fermo Stella, datate tra il 1515 e il 1531, anno cui è attribuito il ciclo della Passione di Cristo. Oltre a questo sono presenti opere di Nicola Moietta ed altri autori, tra i quali Federico Ferrari e i Fratelli Galliari. Le opere di maggiore interesse si concentrano nella navata destinata ai fedeli. Tra queste la più significativa, che colpisce ed incanta chi si affaccia nella chiesa, è la grande e drammatica scena della crocefissione, ad opere del Fermo Stella, che, con le altre scene componenti il ciclo della Passione di Cristo, occupano tutta la parete posta sopra l'altare che divide la parte riservata ai fedeli da quella (che era) riservata ai monaci.
Descrizione dell'intervento
Delle tre cappelle che interessano il lato nord dell’aula “dei laici” della chiesa ex conventuale di San Bernardino, la centrale è storicamente la più importante. Dedicata anticamente a San Bartolomeo, fu fatta erigere nel 1487 dall’importante famiglia Cattaneo.
Il recente complessivo restauro dei preziosi dipinti murali e risanamento di tutto lo spazio, invita ora al completamento dell’opera tramite la valorizzazione del grande altare settecentesco.
Si tratta di un altare ligneo, gessato, dorato e parzialmente dipinto, provvisto di elementi ornamentali ad alto rilievo.
Sopra l’ampia predella è disposta una mensa a cassa con paliotto dipinto, sul retro un ricco polittico architettonico che si sviluppa in altezza fin quasi alla volta di copertura. Nella nicchia centrale è collocata una grande statua lignea policroma del santo titolare.
La struttura architettonica dell’ancona è costituita da una parte basamentale in parte gradonata, dipinta a riquadri geometrici. Sopra tale zoccolatura si hanno, ai lati, doppie lesene plasticamente ornate: putti/cariatidi che reggono il ricco timpano spezzato con fastigio. La specchiatura centrale, più quieta, presenta un portale centinato e timpanato che inquadra la nicchia del santo.
Il progetto d’intervento si basa su metodiche già concordate con gli Enti di tutela, in particolare si procederà preliminarmente con operazioni di preconsolidamento, dato lo stato di grande degrado presente dove si evidenziano sollevamenti anche pericolanti di pellicola pittorica, per evitare nuove perdite di materiale.
Si proseguirà con la pulitura sulle diverse categorie di materiali: verranno eseguiti dei saggi di prova e stratigrafici con campionatura mirata su ogni singola superficie, dorata o policroma. L'operazione di pulitura sarà selettiva e rispettosa in base al tipo di finitura.
Dove risultassero visibili attacchi biologici si interverrà con un trattamento biocida preventivo tramite un prodotto antiparassitario, a seguire una operazione di consolidamento del legno.
Successivamente si interverrà con la stuccatura delle mancanze di preparazione e pellicola pittorica per ripristinare la continuità degli strati costitutivi per consentire la realizzazione degli interventi di reintegrazione pittorica.
Ultimo passaggio sarà l’integrazione pittorica, Intervento finalizzato a ridurre il disturbo visivo causato dalle lacune di colore o doratura, contemperando le esigenze estetiche e di lettura filologica dell'opera.
Per le dorature l’intervento di reintegrazione contemplerà l’abbassamento di tono con doratura a guazzo tradizionale o con applicazione di lamina in oro su preparazione a bolo; per le policrome verranno utilizzati colori ad acquerello stesi con tecniche a puntinato o rigatino.
Il recupero di quest’opera d’architettura lignea lombarda rappresenterà un ulteriore tassello per la completa valorizzazione del complesso monumentale di San Bernardino, obiettivo che sta impegnando l’amministrazione comunale da alcuni anni.
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