Zaches Teatro è una Compagnia in cui l'artigianato teatrale si integra con una accurata formalità del corpo del performer e con l'uso delle nuove tecnologie. L'intento è indagare il connubio tra differenti linguaggi artistici: i mezzi espressivi del teatro di figura, l’uso della maschera, la danza contemporanea o l'acrobatica, la sperimentazione vocale, il rapporto tra movimenti plastici e musica/suono elettronico dal vivo, il video. Votata alla ricerca di una raffinatezza formale ed espressiva basata sull’uguale cura drammaturgica dell’immagine, del suono, del testo e del movimento, la compagnia aspira a co(m)muovere lo spettatore all’interno del mondo che di volta in volta viene creato. L'immersione prima di tutto emotiva dello spettatore nello spettacolo, aspira a portare il pubblico nel qui ed ora, a renderlo presente a ciò che vive e, in seguito, a spingerlo a riflettere, a criticare, ovvero a distillare un senso personale.
Lo spettatore è uno degli elementi essenziali del rituale teatrale, senza cui lo spettacolo stesso non esiste. E’ lo spettatore dunque a dare senso a ciò che accade sulla scena, senza che questa gli dica cosa pensare. Per questo gli spettacoli della Compagnia rimandano spesso al simbolo e alla metafora o meglio agli archetipi di una cultura universale che si esprime con dirompente forza poetica ed espressiva proprio grazie al teatro di figura. Gli spettacoli della Compagnia sono infatti tout public, costruiti su più livelli di lettura e adatti a pubblici di età e formazione molto diversa: in ognuno lo spettacolo provocherà emozioni e riflessioni diverse, ma tutti devono poter accedere allo spettacolo stesso, senza limitazioni culturali o linguistiche.
Insegnare a parlare significa insegnare a pensare. MARIO LODI. Nell’approcciarci all’opera di Mario Lodi si rimane fortemente colpiti dal rapporto che il Maestro aveva con i suoi alunni e di come questa relazione sia stata alla base della creazione del romanzo Cipì. Lodi è stato la guida a cui i bambini hanno affidato il loro immaginario per farlo fiorire. Abbiamo quindi deciso di affrontare l'opera proprio attraverso questo rapporto speciale. Del resto Cipì e tutti gli altri passeri, altri non sono che loro stessi, i bambini che trasportano i loro “materiali” esperienziali nel mondo della fantasia, dell’immaginazione, riflettendo così sul loro vissuto attraverso la creazione artistica.
E così che nasce la figura del narratore protagonista dello spettacolo: un maestro ormai vecchio che ritorna tra i banchi di scuola, dove lui stesso sedeva per affiancare i bambini nel loro percorso.
Ci si trova nello squarcio di una classe, polverosa poiché appartenente al passato, da cui inizia ad affiorare il ricordo della creazione del romanzo. Man mano che il mondo di Cipì prende vita, invade sempre di più lo spazio reale trasformandolo di volta in volta nelle avventure dell'uccellino. Uno spettacolo dal forte impatto visivo, in cui lo spazio si anima in una vera e propria danza di oggetti attorno al vecchio maestro, la cui memoria diventa viva e rivelatrice.
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