Immagini di Il Palagio del Colle: il restauro della lunetta realizzata da Salvio Savini per lo Scalone d'onore della Villa
Immagini di Il Palagio del Colle: il restauro della lunetta realizzata da Salvio Savini per lo Scalone d'onore della Villa
Immagini di Villa del Colle del Cardinale
   
Immagini di Il Palagio del Colle: il restauro della lunetta realizzata da Salvio Savini per lo Scalone d'onore della Villa
Immagini di Il Palagio del Colle: il restauro della lunetta realizzata da Salvio Savini per lo Scalone d'onore della Villa
Immagini di Villa del Colle del Cardinale

Villa del Colle del Cardinale fu edificata nel 1575 dal porporato Fulvio della Corgna, nipote di papa Giulio III del Monte come residenza estiva, attraversò varie vicissitudini legate al declino della famiglia. Nel 1644 Fulvio II, ultimo marchese e duca di Castiglione, vendette il maestoso edificio al conte Cornelio II Oddi, esponente di una importante ed antica famiglia perugina. Nel 1782 con il matrimonio tra Caterina Oddi  ed Alessandro Baglioni la villa divenne proprietà degli Oddi-Baglioni che, nel secondo Ottocento, ne fecero un apprezzato luogo d’incontro culturale. Venduta nel 1926 all’avvocato Luigi Parodi, passò nel 1997 al Ministero per i Beni Culturali.
L’articolato intervento di restauro del complesso monumentale e naturalistico, condotto della Soprintendenza per i Beni Architettonici e il Paesaggio dell’Umbria e recepito attualmente dalla Direzione regionale Musei Umbria permetterà a breve il completo recupero del bene come prestigiosa residenza d’epoca, ma anche luogo museale per eventi ed esposizioni temporanee estesi al giardino e al parco.

L’intervento prevede il restauro conservativo della lunetta, realizzata dalla mano di Salvio Savini (circa 1581), dal titolo Il Palagio del Colle dello scalone d’onore della Villa del Colle del Cardinale. La lunetta è un eccezionale documento per ricostruire la morfologia della Villa alle sue origini: permette di contestualizzare l’edificio in relazione al territorio. Nell’opera si osserva lo spalto del palagio, esattamente delineato nelle sue proporzioni: si riconosce la facciata principale, della quale, in particolare, sono manifesti l’ordine delle finestre, i marcapiani, il bugnato angolare, il portone di accesso con il grande portale, un comignolo alla veneziana. Mancano le sopraelevazioni con i quattro casini angolari.
Sono invece delineati con meticolosa cura l’insediamento del ‘Colle Vecchio’, il viale di accesso, il sistema di coltivazioni (tra le quali si riconoscono, con una dovizia di particolari eccezionale, la vite, l’olivo, il grano), una casa colonica (ancora presente e conosciuta con il nome di Povene), il torrione cilindrico preesistente, coronato a loggetta.

L’intervento di restauro assume notevoli valenze non solo legate alla restituzione alla fruizione di un’opera straordinaria, alla quale, già nella collocazione (nello scalone d’onore), era stata riservata una attenzione particolare, ma anche per lo studio della tradizione agronomica e rurale del complesso e delle metodologie di coltivazione; inoltre il dipinto, come si è detto, permette di identificare l’antico impianto cinquecentesco delle aree verdi circostanti, il quale prevedeva, nel lato nord, un giardino all’italiana (oggi perduto), coevo ai magnifici esempi romani e ancora riscontrabile nella Mappa del Catasto Chiesa del 1729, associato altresì a una vasta zona di orti, frutteti, uliveti e vigneti, atti a soddisfare il fabbisogno.

Le fasi dell’intervento sono così riassumibili:

  1. Acquisizione della documentazione fotografica;
  2. Studio e documentazione grafica della tecnica esecutiva;
  3. Esecuzione dei saggi relativi alle diverse fasi dell’intervento, per l’applicazione di materiali e metodologie;
  4. Rimozione dei depositi superficiali incoerenti;
  5. Ristabilimento della coesione e della adesione della pellicola pittorica;
  6. Pulitura della superficie con solventi, loro miscele e idonei supportanti, da mettere a punto tramite test preliminari;
  7. Riadesione degli strati preparatori nei casi di mancanza di adesione tramite infiltrazione di malte idrauliche;
  8. Stuccature nei casi di fessurazione, fratturazione e caduta dell’intonaco;
  9. Reintegrazione con campitura tratteggiata o puntinata ad acquerello di lacune, abrasioni o discontinuità cromatiche degli strati di finitura;
  10. Velatura o reintegrazione ad acquerello di cadute della pellicola pittorica o abrasioni superficiali per restituire l’unità di lettura cromatica;
  11. Applicazione di protettivo superficiale;
  12. Oneri per la sicurezza.

 

 


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