La prima chiesa di san Domenico di Palermo risale, insieme al convento di cui fa parte, alla fine del XIII secolo. La sempre più larga presenza dei domenicani in città determinò la realizzazione di una seconda chiesa in sostituzione della prima tra il 1458 e il 1480; chiesa che finì per rivelarsi anch’essa insufficiente alle esigenze dell’Ordine e fu riedificata in dimensioni ancora maggiori a partire dal 1640, su progetto dell’architetto domenicano Andrea Cirrincione. Per la sua estensione complessiva, 88,92x34,68 metri, essa è l’edificio di culto più vasto della Sicilia.
La facciata è di costruzione più tarda: risale, infatti, al 1726 ed è in stile barocco; è incorniciata da due campanili che ne slanciano la figura ed è abbellita da alcune statue in stucco raffiguranti santi e papi domenicani che, insieme alla decorazione, sono opera di Giovan Maria Serpotta, nipote del grande Giacomo.
L’interno, benché realizzato nella seconda metà del Seicento, risponde alla scelta di un barocco severo secondo la sobrietà tipica dello stile di vita dell’Ordine Domenicano. Esso ha un impianto a croce latina con tre navate divise da sedici colonne monolitiche in marmo di Billiemi di ordine tuscanico che reggono arcate a tutto sesto. Le navate laterali sono arricchite da cappelle che ospitano preziose opere d’arte, molte delle quali risalgono alla seconda chiesa costruita, come già accennato, nel secolo XV.
Dal 1853, grazie all’impegno del letterato Agostino Gallo, la chiesa di San Domenico assurse al ruolo di Pantheon degli Illustri di Sicilia. Prima personalità ad essere accolta fu il massimo poeta dialettale siciliano, l’abate Giovanni Meli, a cui seguirono nel corso degli anni, tra gli altri, gli statisti Francesco Crispi e Ruggero Settimo, il chimico Stanislao Cannizzaro, il letterato ed etnologo Giuseppe Pitrè; dal 2015, grazie all’impegno della comunità dei frati Predicatori del convento di San Domenico di Palermo, è sepolto nel Pantheon il magistrato Giovanni Falcone.
Accanto alla chiesa troviamo il chiostro, unica parte del complesso domenicano risalente alla sua prima edificazione alla fine del XIII secolo. La sua costruzione è caratterizzata da eleganti colonnine binate, tortili e lisce, su cui poggiano capitelli di fogge e decorazioni diverse, talvolta scolpiti con gli stemmi delle famiglie che finanziarono l'originario complesso domenicano.
All’interno del convento, profondamente rimaneggiato nel corso del tempo, rimangono importanti tracce della sua storia. Tra queste ricordiamo in particolare la “Sala del Calendario”, in cui si conserva il magnifico affresco a parete di un calendario liturgico realizzato nel 1723 dal padre domenicano Benedetto Maria Castrone. Il calendario, unico nel suo genere, copre un arco temporale che va dal 1700 fino al 2192 e permette di stabilire attraverso calcoli matematici misti a fondamenti astronomici, le date delle più importanti festività mobili tra cui la Pasqua.
Descrizione dell'intervento
Il progetto si pone il duplice obiettivo di completare il restauro della statua della Madonna del Latte di scuola gaginiana – presumibilmente della bottega di Domenico Gagini (1420-1492) – e di darle una nuova collocazione presso il chiostro del Convento San Domenico di Palermo.
La statua, in marmo bianco statuario di Carrara, rappresenta la Virgo lactans: la Madonna “poggia i piedi su una nuvola nella quale sono accennate delle testine di angeli. Regge il Bambino col braccio sinistro, porgendogli il seno parzialmente scoperto” (dalla scheda della Soprintendenza, cod. 19/00325916).
L’opera è stata, in tempi recenti, soggetta ad un parziale restauro volto a rimuovere i segni più evidenti di degrado (solfatazione, croste nere), che è necessario completare.
Quanto alla collocazione si è pensato al chiostro del convento ed in particolare ad uno spazio lungo il portico nord-est ‘ritrovato’, dietro un portale murato, in occasione dei lavori di restauro condotti dalla Soprintendenza di Palermo nel corso dei primi anni ’90 del secolo scorso.
Questo spazio, dalla forma rettangolare molto allungata, circa 4,90x2,05 mt, 5è coperto da una volta a botte intersecata a metà da due lunette, in corrispondenza delle quali, a sinistra, si trova un ulteriore portale, attualmente murato, che anticamente lo metteva in collegamento con lo spazio adiacente.
Allo stato attuale lo spazio è utilizzato come magazzino.
Il restauro di questo ambiente è pensato in stretta connessione con la ricollocazione della statua gaginiana e prevede il restauro del pavimento in cotto, degli intonaci di pareti e volte, degli elementi lapidei che formano la cornice del vano murato, nonché la realizzazione dell’impianto elettrico con i relativi corpi illuminanti funzionali all’illuminazione ambientale e alla valorizzazione dell’opera scultorea.
La statua verrà collocata sulla parete fondale, posta su una predella/piedistallo in graniglia di marmo che assicurerà all’opera un’adeguata ambientazione, tanto per la fruizione turistico-artistica quanto per quella votiva.
I contenuti pubblicati sono a cura dell’Ente beneficiario delle erogazioni liberali.
Scopri come comunicare, promuovere e far votare il tuo progetto
Utilizza la newsletter e i social media per raccontare il tuo progetto e il concorso. Chiedi a tutta la tua community di votare e di condividere il concorso tra i loro amici.
Condividi ogni contenuto utilizzando l'hashtag ufficiale #concorsoartbonus2023. In questo modo sarai rintracciabile da tutte le persone che lo utilizzeranno e potrai ampliare la tua community.
Metti in evidenza sui tuoi canali social un post che promuova il progetto. Ricordati di inserire il link alla pagina di votazione e di chiedere in modo chiaro alla tua community di votare.
Coinvolgi un testimonial o un influencer che possa dare visibilità al tuo progetto e promuovere il concorso nella propria fan base.