Immagini di PROGETTO PER IL CONSOLIDAMENTO  E MESSA IN SICUREZZA - PRIMO LOTTO FUNZIONALE
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La villa di Poggio Gramignano sorge sulla sommita' di un poggio, in posizione dominante rispetto alla valle del Tevere, dove un saggio di scavo, condotto nel settembre 1984 e ripreso nel 1988, ha individuato in questa zona i resti di una villa rustica di epoca romana. Le strutture messe in luce risalgono all’impianto databile verso la metà-ultimo quarto del I sec. a.C., dotato di una struttura architettonica molto articolata con una estensione di circa 2000mq e rispondente al modello della villa perfecta, teorizzato da Varrone. Le operazioni di scavo sono state condotte dal Prof. David Soren dell'Universita' dell'Arizona in collaborazione con la Soprintendenza per i beni archeologici dell’Umbria, la Pro-Loco e il Comune di Lugnano in Teverina. La ricchezza e la complessità delle strutture rinvenute, la bellezza e la qualità dei pavimenti in mosaico policromo, fanno ritenere che ci troviamo di fronte ad una grande villa agricola, fornita anche di un suo settore produttivo. Dagli scavi apparvero così centinaia di ossa di animali e minuscole ossa umane. Sembra dunque che dopo essere stata abbandonata e andata in rovina nel corso del II sec. d.C., la villa fosse stata riutilizzata come cimitero probabilmente nel V sec. d.C. Cinque stanze di media e piccola dimensione, con le mura parzialmente crollate erano state riempite dal basso verso l'alto con sepolture di 47 bambini.

I resti della villa sono illustrati da una documentazione storica, pittorica e letteraria di prestigio internazionale edita da "L'Erma" di Bretschneider (Roma 1999, pp. 690): opera di importanza fondamentale sul complesso archeologico di Lugnano in Teverina di David e Noelle Soren "A Roman villa and a late Roman infant cemetery". Dagli studi condotti sui reperti scavati, ne sono derivate importanti tesi sotto l’aspetto storico, antropologico ed epidemiologico dell’area. La presenza di una necropoli di bambini con un numero così elevato di sepolture, riferibili ad un periodo molto breve, hanno evidenziato l’esistenza di una o più comunità molto numerose stanziate lungo le rive del Tevere, che, successivamente ad una fortissima epidemia di malaria, si sono spostate più in alto dove l’aria era più salubre (da cui deriva una delle ipotesi sulle origini di Lugnano nel V-VI sec. d.C.). Da qui è stata dedotta anche un’altra interessante conclusione storica (sicuramente da approfondire e verificare), in base alla quale la conquista di Roma nel 452 d.C. da parte di Attila non sarebbe stata sventata dall’intervento di Papa Leone I, bensì dalla notizia di una mortale epidemia di malaria che infestava questa zona vicino a Roma.

Descrizione dell'intervento

L’intervento di restauro e conservazione, che proponiamo per la villa di Poggio Gramignano, nasce dalla consapevolezza che essa costituisce un bene prezioso per la nostra comunità: da qui la volontà di conservare la sua consistenza materica per consegnare al futuro tutto il suo contenuto storico e culturale.

Dal punto di vista tecnico-strutturale, il rudere archeologico della villa di Poggio Gramignano è costituito da rovine fuori terra in cui il degrado maggiormente riscontrabile è legato a fattori ambientali, antropici, fisici e chimici. Le strutture portate alla luce erano state ricoperte da una tettoia in lamiera ed hanno sofferto di una continua esposizione agli agenti atmosferici, dalla colonizzazione più o meno grave di forme di vita che vanno dai batteri alle alghe, dai muschi alle piante superiori e l’accidentale frequentazione di animali. Un primo esame dello stato attuale dell’area evidenzia una vigorosa ed incontrollata presenza vegetativa di essenze infestanti e infiltrazioni di radici di alberi che determinano potenziali pericoli per il sito archeologico, quali ad esempio il ribaltamento delle strutture di sostegno contro terra e il conseguente distacco delle porzioni superstiti di intonaco. Si rileva anche una mancanza di opere di canalizzazione per il deflusso delle acque, con conseguente infiltrazione nelle murature, e la presenza di un terrapieno che provoca spinte a danno della staticità delle strutture. Le strutture murarie portate alla luce dallo scavo presentano danni diffusi al paramento murario e dissesti in atto dovuti allo stato di degrado e alla mancanza totale di manutenzione.

L’intervento di restauro archeologico delle strutture necessita di una puntuale definizione nell’ambito di una successiva progettazione esecutiva delle opere. Tuttavia una prima diagnosi dello stato di conservazione permette di individuare una serie di interventi che si possono riassumere nelle seguenti categorie d’intervento:

  • consolidamento delle strutture murarie (in opus reticulatum, opus incertum)
  • integrazioni e piccole riprese murarie
  • sigillatura delle lesioni con malte elastiche fluidificate per la creazione di giunti di dilatazione
  • restauro dei piani pavimentali, realizzati con varie tecniche (opus tessellatum, opus scutulatum, opus signinum e opus spicatum), con pulitura manuale delle superfici mosaicate, consolidamento delle tessere distaccate e iniezioni di resina, integrazioni e sigillature delle lacune.


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Ente beneficiario

Comune di Lugnano In Teverina

Erogazioni ricevute

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Mecenati

: 1

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