La società Amici della Musica di Verona è la più antica fra le associazioni concertistiche cittadine. La fondazione risale al 4 aprile 1909, quando alcuni appassionati di musica (L. Amistà, G. Bisoffi, G. Fiorio, R. Galli, E. de Marchesetti, G. Pellicari, U. Scudellari, G. Stegagno, V. Zorzi) diedero vita alla prima società musicale veronese con attività stabile. Alla presidenza fu eletto Erminio de Marchesetti, cui in seguito sarebbero succeduti Umberto Boggian, Federico Federici, Francesco Benciolini e Guido Begal. L’attività musicale iniziò il 25 aprile 1909 con un concerto del Quartetto Abbiate nel salone Sanmicheli di Castelvecchio, che dagli anni Venti al secondo dopoguerra divenne la sede principale dell’associazione. Altissimo e immediato il consenso del pubblico: dall’iniziale cinquantina di soci si passò infatti in un paio d’anni a quasi ottocento abbonati. Fra i nomi dei grandi concertisti che suonarono a Verona durante i primi quarant’anni di attività vanno ricordati almeno quelli della clavicembalista Wanda Landowska, del violoncellista Gaspar Cassadò, dei pianisti Wilhelm Backhaus, Arthur Rubinstein, Edwin Fisher, Walter Gieseking, Wilhelm Kempff, Arturo Benedetti Michelangeli, del chitarrista Andrés Segovia. Negli anni Sessanta, grazie a una programmazione artistica di alto livello che coincideva con condizioni particolarmente favorevoli alla diffusione della cultura musicale, il numero dei soci oltrepassò il migliaio, con la conseguente necessità di spostare i concerti dal Salone di Castelvecchio al più capiente Teatro Nuovo. Nella seconda metà del Novecento gli Amici della Musica chiamarono a Verona i nomi più importanti del concertismo internazionale: i pianisti Nikita Magaloff, Friedrich Gulda, Géza Anda, Claudio Arrau, Alfred Brendel, Svjatoslav Richter, Vladimir Askenazij, Martha Argerich, Paul Badura-Skoda, Maurizio Pollini, il duo Kontarsky, gruppi strumentali come I Solisti Veneti, il Quartetto La Salle, il Quartetto Italiano, i violinisti Igor Ojstrakh, Salvatore Accardo e Uto Ughi, il chitarrista Alirio Diaz, l’arpista Nicanor Zabaleta, il flautista Severino Gazzelloni, il clavicembalista Gustav Leonhardt. Soprattutto dagli Anni Settanta sono stati valorizzati i contenuti culturali della programmazione, grazie a concerti monografici a tema, ad esecuzioni integrali di importanti corpus del repertorio strumentale e all’inserimento in cartellone di composizioni contemporanee. (da CARLO BOLOGNA, LAURA OCH, PAOLO RIGOLI, Ottant’anni di vita musicale a Verona. Gli Amici della Musica, Fondazione Cassa di Risparmio di Verona Vicenza Belluno e Ancona, Verona 1993)
Descrizione dell'intervento
Nel segno della continuità si ripropone il Festival Organistico nell'edizione 2022 sottolineando ancora una volta quel concetto di storicità che contraddistingue lo strumento organo forse più di ogni altro strumento musicale. La nozione stessa di storicità, infatti, come recita il vocabolario, fa leva sulla sua caratteristica di essere “in divenire” e - proprio in tal senso - nessuno strumento può vantare una tale varietà di processi evolutivi e stratificazioni quanto l’organo. In questa prospettiva e con la volontà di esplorare il ricco patrimonio organario del territorio, abbiamo ulteriormente ampliato la tavolozza sonora degli strumenti andando a visitare la provincia nelle varie direzioni. Tale lavoro organizzativo, da quest’anno, si avvarrà delle competenze gestionali e del prestigio artistico della Società Amici della Musica di Verona, in collaborazione, come di consueto, con l’Associazione Musicale di Vigasio e la sapiente guida e supervisione del M° Andrea Marcon. Sarà confermata la particolare attenzione rivolta ai preziosi strumenti della Valpolicella ma, nel contempo, l’itinerario si amplierà andando a visitare da Nord a Sud la nostra provincia. Non mancherà un doveroso passaggio nel centro della Città con cinque concerti in alcune tra le più belle chiese di Verona, su strumenti completamente differenti, e quindi in grado di offrire un repertorio assai variegato. Infine, ci è parso di poter inserire nel cartellone del Festival anche l’evento organizzato in collaborazione con l’assessorato alla Cultura del Comune di Verona presso il Teatro Romano con l’organista americano Cameron Carpenter. La possibilità di collocare un organo a canne in un antico teatro romano rappresenta, secondo il nostro parere, la quintessenza del concetto di "storicità". L’organo, infatti, ricompare proprio dove ha iniziato il proprio percorso attraverso i secoli per raccontarci, da angolazioni diverse, un viaggio certamente tortuoso, ma proprio per questo affascinante e capace di farsi testimone, ancora oggi, di una cultura che ci identifica.
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