Il progetto prevede il restauro architettonico ed il recupero funzionale della porzione del primo piano del complesso di S. Benedetto per l'attivazione di una scuola di specializzazione in Beni storico-artistici in accordo con l'Università di Perugia. Sinteticamente l'intervento riguarda il recupero dei locali che verranno adibiti per la scuola, attraverso la realizzazione degli impianti elettrico, idrico-sanitario e termico, la realizzazione delle necessarie finiture e degli infissi, oltre che la creazione di un vano scala/ascensore all'esterno del complesso per l'accesso ai locali.
Non possiamo stabilire in quali anni il monastero di S. Benedetto fu costruito, ma sappiamo che appartenne ai monaci Benedettini neri, i quali continuarono ad abitarlo fino al 1425, anno in cui permutarono questo loro monastero con quello di S. Donato della Costa di Gubbio, che fin dal 1338 apparteneva ai monaci Olivetani, i quali così da tale data si trasferirono in San Benedetto.
Al Priore e al capitolo del monastero Olivetano di S. Donato della Costa fu concessa, il 4 Maggio 1424, dall’abate generale di Monte Oliveto Jeronimus Santis di Perugia, licenza piena e speciale di permutare il loro monastero con quello di S. Benedetto retto dall’abate Jeronimus De Brancaleonibus.
La permuta fu confermata con bolla pontificia di Papa Martino V del 17 Maggio 1425. I monaci Olivetani abitarono il monastero di S. Benedetto fino al 1520; in tale anno tornato lo Stato di Urbino sotto il dominio della Chiesa il papa Leone X ordinò di fabbricare in Gubbio per protezione e difesa della città, una fortezza, a tale scopo Lorenzo De Cere, capitano della milizia pontificia e governatore di Gubbio, ritenne luogo adatto quello ove sorgeva il monastero di S. Maria del Pellagio nel quale abitavano le monache dell’ordine di S. Chiara ed era situato nei pressi della città fuori la porta del Marmorio.
Per attuare il progetto alle clarisse di S. Maria del Pellagio il papa concesse il monastero di S. Benedetto con alcune possessioni del valore di scudi 7.000, e i monaci Olivetani furono costretti a trasferirsi nel convento di S. Pietro che fino al 1505 aveva appartenuto ai monaci Benedettini neri e che in tale anno era stato concesso, dopo la rinuncia fatta da Agapito Antonio da Urbino abate commendatario di tale monastero, agli Olivetani con bolla di papa Giulio II.
La costruzione della fortezza nel luogo ove sorgeva S. Maria del Pellagio non dovette essere accolta con molto favore dagli Eugubini, poiché il luogotenente si trovò nella necessità di emanare bandi con i quali si minacciavano severe pene (due tratti di corda) per chiunque avesse ingiuriato con fatti o con parole gli operai addetti ai lavori della fortezza.
La chiesa di S. Maria del Pellagio era sorta sul tempio di Pallade, vicino al teatro, al tempo dell’imperatore Costantino e così si chiamò S. Maria sopra il Palladio, tale denominazione si trasformò successivamente in S. Maria del Pallagio ed infine in S. Maria del Pellagio, come ancora si legge sull’architrave del portale di quella che dobbiamo supporre fu la chiesa dedicata alla Vergine dalle monache una volta entrate in possesso del monastero di S. Benedetto.
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