Sorto sulla via Francigena, proprio di fronte alla cattedrale, il Santa Maria della Scala costituì uno dei primi esempi europei di ricovero e ospedale, con una propria organizzazione autonoma e articolata per accogliere i pellegrini e sostenere i poveri e i fanciulli abbandonati. La sua istituzione si deve ai canonici del Duomo, anche se una leggenda medievale senese parla di un mitico fondatore, Sorore, calzolaio, morto nell’898. La gestione dell’importante complesso, prima dovuta ai canonici del Duomo, poi ai frati dell’ospedale, passò, nel Quattrocento, dopo lunghe controversie, sotto il controllo diretto del Comune. Sin dagli inizi del Trecento uno statuto ne regolava la vita e l’autonomia, dimostrandosi talmente efficace da essere preso a modello da Gian Galeazzo Visconti e dal duca di Milano, Francesco Sforza i quali inviarono a Siena i propri emissari per studiarne la gestione e l’organizzazione. A seguito di lasciti e donazioni, tra la fine del Duecento e i primi del Trecento, l’ospedale iniziò a suddividere ed organizzare il proprio patrimonio terriero in vaste aziende agrarie denominate grance. La loro presenza interessava un patrimonio enorme, che copriva vaste aree della Val d’Orcia, della Val d’Arbia, delle Masse, delle Crete e della Maremma, e che nel suo insieme costituiva la più grande concentrazione fondiaria dello Stato senese. Per quasi cinque secoli essi costituirono i cardini della struttura economica del Santa Maria, fino a
quando, nelle seconda metà del Settecento, ne fu ordinata l’alienazione. Il Santa Maria della Scala ebbe un ruolo molto importante anche in ambito culturale, tanto da poterlo considerare il “terzo polo artistico” della città, insieme al Palazzo Pubblico e alla cattedrale. L’impegno della committenza di questa istituzione prestigiosa anche in campo artistico si è dimostrata fin dall’inizio costante, quasi sempre di altissimo livello e indirizzata verso tutti i molteplici aspetti della millenaria attività svolta dall’ospedale: dal grande ciclo a fresco con le Storie della Vergine realizzato sulla facciata esterna (purtroppo perduto) da
Simone Martini, Ambrogio e Pietro Lorenzetti (1335), alla serie di affreschi della grande sala del Pellegrinaio, fino alla decorazione della vasta zona absidale della chiesa dipinta nel Settecento
da Sebastiano Conca.
Descrizione dell'intervento
Il progetto si pone come obiettivo quello di restaurare i nuovi spazi espositivi di palazzo Squarcialupi attraverso interventi di manutenzione, protezione e restauro del bene culturale pubblico, infatti dal 1995 è stato aperto un primo percorso museale delle parti più significative come il Pellegrinaio, la Sagrestia Vecchia con i dipinti di Lorenzo Vecchietta, la Cappella del Manto con la lunetta di Domenico Beccafumi, la Cappella della Madonna e la chiesa della Santissima Annunziata. Progressivamente sono stati inoltre restaurati e aperti nuovi ambienti del complesso come quelli del fienile medievale che ospita il cantiere di restauro della Fonte Gaia di Jacopo della Quercia, i locali della Compagnia di Santa Caterina della Notte, il museo archeologico, nonché i nuovi spazi espositivi di palazzo Squarcialupi.