Immagini di Plateau decorato con la scena di Ercole al Bivio (da Annibale Carracci) 1801-1802  porcellana policroma e dorata, marca: assente, “S” incisa, dimensioni: cm 22 x 32 - Real Fabbrica della porcellana di Napoli (1771-1806)
Immagini di MUSEO E REAL BOSCO DI CAPODIMONTE
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Immagini di Plateau decorato con la scena di Ercole al Bivio (da Annibale Carracci) 1801-1802  porcellana policroma e dorata, marca: assente, “S” incisa, dimensioni: cm 22 x 32 - Real Fabbrica della porcellana di Napoli (1771-1806)
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Il Plateau decorato con la scena di Ercole al Bivio (da Annibale Carracci) è una acquisizione realizzata grazie alla campagna di raccolta fondi alla quale hanno aderito Errico di Lorenzo e l’Associazione Amici di Capodimonte Ets che ha raccolto i contributi di:  Vincent Buonanno e American Friends of Capodimonte, SEDA international packaging, Gennaro Matacena. Hanno, inoltre, partecipato Marina Modafferi di Magliano, Augusto Forges Davanzati, Isabella Bossi Fedigrotti, Raffaella Letizia Scaperrotta, Lucia Gualtieri, Maria Rosaria Abignente e Ugo Leone, Marina Albamonte, Maria Carolina Costantino, Giovanna Montefusco, Lavinia De Rosa, Gabriella Sansone, Fernando Palladino.

Si tratta di un importante Plateau in porcellana della Real Fabbrica di Napoli su cui è riprodotto il celebre dipinto Ercole al bivio di Annibale Carracci (1595-96), tra i capolavori della Collezione Farnese, giunto a Napoli nel 1734. L’importanza dell’opera è data dall’alta qualità tecnica e decorativa, dal perfetto stato di conservazione e dall’eccezionalità del soggetto rappresentato: infatti nella ricca raccolta di porcellane del museo non sono presenti altri oggetti su cui è ripreso un dipinto della collezione, raffigurato con tale maestria, testimonianza del perfetto dialogo tra pittura e arte decorativa.

Tra le prime opere realizzate da Annibale Carracci a Roma per il cardinale Odoardo Farnese (1595-96), il dipinto che raffigura Ercole al bivio era collocato in origine nel mezzo della volta del Camerino di Ercole, nel palazzo di Campo de’ Fiori. Il tema della probità dell’eroe e la sua rettitudine morale era stato suggerito da Fulvio Orsini, colto bibliotecario di Casa Farnese, per qualificare le virtù del cardinale Odoardo, poco più che ventenne. Bellori (1672) ricostruisce nei dettagli l’iconografia: Prodico Sofista, volendo educare i giovani, descrive ‘il contrasto della ragione col senso’, con un Ercole sollecitato a scegliere tra la Virtù e la Voluttà, interpretate, come consueto, dalle donne. Ercole, essendo un eroe, sceglie la Virtù. L’Ercole al bivio, inviato a Parma nel 1662, è arrivato a Napoli tra i primi dipinti delle raccolte farnesiane già nel 1734, ed è tra le opere trafugate dai francesi nel 1799 e recuperate a Roma da Domenico Venuti.

I miniatori che lavorarono al Plateau con l’Ercole al bivio si avvalsero probabilmente della incisione inserita nella Galeriae farnesianae icones Romae in Aedibus Sereniss. Ducis Parmensis ab Annibale Carraccio, incisa da Pietro Aquila e data alle stampe a Roma nel 1674 da Gian Giacomo de’ Rossi, di cui è documentato un esemplare tra i repertori di incisioni a servizio della Real Fabbrica di porcellana di Napoli. La ricca e accurata decorazione in oro che fa da contorno alla scena centrale, realizzata con particolari eseguiti secondo l’innovativa tecnica dell’oro dato in rilievo “alla maniera di Vienna”, confermerebbe che il nostro Plateau sia stato dipinto intorno al 1800 quando questo tipo di lavorazione, entrato in uso a Vienna verso la fine del secolo XVIII sotto la direzione von Sorgenthal, anche per desiderio della regina Maria Carolina, moglie del re Ferdinando IV di Borbone, fu introdotto a Napoli. Il carattere di promozione delle bellezze del Regno, che animava la produzione della manifattura, tra recupero dell’antico e Vedute del Regno, apre nel caso del Plateau  un nuovo settore, esaltando i dipinti più celebri che si potevano vedere a Napoli.

Il Museo e Real Bosco di Capodimonte, istituto autonomo del Ministero della Cultura, rappresenta un unicum sul panorama nazionale ed europeo, con un’area espositiva di oltre 15.000 metri quadri e un patrimonio di circa 47.000 opere che vanno dal Duecento fino ai nostri giorni. Il Museo è immerso nel Real Bosco, che per il suo patrimonio storico, architettonico e botanico è stato definito nel 2014 il parco più bello d’Italia. Un’area verde che si affaccia sulla città e sul golfo di Napoli, il più grande parco urbano d'Italia frequentato gratuitamente da 1 milione di visitatori ogni anno, che si estende per circa 134 ettari con oltre 400 diverse specie vegetali. Tra i viali, disegnati con maestria da scenografo dall'architetto Ferdinando Sanfelice, si dispongono 16 edifici storici tra residenze, casini, laboratori, depositi e chiese, oltre a fontane e statue, orti e frutteti.

Il sito sorge sulla Collina di Capodimonte e nasce come riserva di caccia di Carlo di Borbone. La Reggia è stata residenza reale per tre dinastie: i Borbone, i sovrani francesi Giuseppe Bonaparte e Gioacchino Murat e i Savoia dopo l'Unità di Italia.

Il palazzo di Capodimonte viene fondato nel 1738 da Carlo di Borbone, re di Napoli dal 1734, per ospitare la collezione ereditata dalla madre Elisabetta, ultima discendente della potente famiglia Farnese. Visitare il Museo di Capodimonte, aperto al pubblico nel 1957, è come percorrere un manuale della storia dell'arte. Nelle sale si incontrano capolavori di arte medievale e moderna del calibro di Raffaello, Michelangelo, Tiziano, El Greco, Correggio, Parmigianino e Carracci. Al nucleo iniziale farnesiano si aggiungono le collezioni di arte napoletana, dal Duecento al Settecento, con opere per lo più provenienti dal territorio, di Simone Martini, Colantonio, Caravaggio, Ribera, Luca Giordano, Francesco Solimena e Gaspare Traversi. Altro nucleo collezionistico importante è quello dell’arte napoletana dell’Ottocento, dal vedutismo della scuola di Posillipo, al realismo storico di Domenico Morelli e Filippo Palizzi, al classicismo plastico di Vincenzo Gemito. Unico in Italia il Museo di Capodimonte possiede anche una importante sezione di arte contemporanea con opere di Alberto Burri, Andy Warhol, Anselm Kiefer, Michelangelo Pistoletto. Nel percorso si attraversano ambienti sfarzosi, oggetti d'arte e di arredo e prodotti di lusso delle manifatture borboniche quali armi, sete e arazzi e la celebre Porcellana di Capodimonte, tra cui il salottino della regina Maria Amalia: un boudoir con le pareti interamente in porcellana policroma realizzato nel 1757-1759.


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Ente beneficiario

Museo e Real Bosco di Capodimonte

Erogazioni ricevute

30.500,00 €

Mecenati

: 2

I mecenati che hanno scelto di essere visibili:
Errico Di Lorenzo
Associazione Amici Di Capodimonte Ets

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