Il Museo e Real Bosco di Capodimonte, istituto autonomo del MiC, rappresenta un unicum sul panorama nazionale ed europeo, con un’area espositiva di oltre 15.000 metri quadri e un patrimonio di circa 47.000 opere che vanno dal Duecento fino ai nostri giorni. Il Museo è immerso nel Real Bosco, che per il suo patrimonio storico, architettonico e botanico è stato definito nel 2014 il parco più bello d’Italia. Un’area verde che si affaccia sulla città e sul golfo di Napoli, il più grande parco urbano d'Italia frequentato gratuitamente da 1 milione di visitatori ogni anno, che si estende per circa 134 ettari con oltre 400 diverse specie vegetali. Tra i viali, disegnati con maestria da scenografo dall'architetto Ferdinando Sanfelice, si dispongono 16 edifici storici tra residenze, casini, laboratori, depositi e chiese, oltre a fontane e statue, orti e frutteti. Il sito sorge sulla Collina di Capodimonte e nasce come riserva di caccia di Carlo di Borbone. La Reggia è stata residenza reale per tre dinastie: i Borbone, i sovrani francesi Giuseppe Bonaparte e Gioacchino Murat e i Savoia dopo l'Unità di Italia.
Il palazzo di Capodimonte viene fondato nel 1738 da Carlo di Borbone, re di Napoli dal 1734, per ospitare la collezione ereditata dalla madre Elisabetta, ultima discendente della potente famiglia Farnese. Visitare il Museo di Capodimonte, aperto al pubblico nel 1957, è come percorrere un manuale della storia dell'arte. Nelle sale si incontrano capolavori di arte medievale e moderna del calibro di Raffaello, Michelangelo, Tiziano, El Greco, Correggio, Parmigianino e Carracci. Al nucleo iniziale farnesiano si aggiungono le collezioni di arte napoletana, dal Duecento al Settecento, con opere per lo più provenienti dal territorio, di Simone Martini, Colantonio, Caravaggio, Ribera, Luca Giordano, Francesco Solimena e Gaspare Traversi. Altro nucleo collezionistico importante è quello dell’arte napoletana dell’Ottocento, dal vedutismo della scuola di Posillipo, al realismo storico di Domenico Morelli e Filippo Palizzi, al classicismo plastico di Vincenzo Gemito. Unico in Italia il Museo di Capodimonte possiede anche una importante sezione di arte contemporanea con opere di Alberto Burri, Andy Warhol, Anselm Kiefer, Michelangelo Pistoletto. Nel percorso si attraversano ambienti sfarzosi, oggetti d'arte e di arredo e prodotti di lusso delle manifatture borboniche quali armi, sete e arazzi e la celebre Porcellana di Capodimonte, tra cui il salottino della regina Maria Amalia: un boudoir con le pareti interamente in porcellana policroma realizzato nel 1757-1759.
Descrizione dell'intervento
Vaso nuziale “Flora” / Coppaflora, bronzo argentato GEMITO 15.7 per 27 di 18 cm., 6¼ di 10 5/8 di 7 1/8 in.
L’opera è la realizzazione in bronzo argentato della coppa nuziale in terracotta e cera presente nella collezione della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma (inv. AM 935). Dello stesso soggetto è documentato solo un altro esemplare in bronzo, comparso sul mercato antiquario nell’ultimo decennio e un altro eseguito in terracotta e con al centro un intreccio di due delfini, soggetto caro a Gemito, conservato in collezione privata, segnalato dalla De Marinis che riporta solo l’immagine (1993, tav.308).
L’opera, di produzione raffinata e ricercata, è in linea con quelle realizzate dallo stesso Artista che traggono riferimento dall’antico ed in cui si intrecciano interessi per la cultura ellenistica e approfondimenti della scultura classica, nella Coppaflora due teste incoronate da fiori e tralci di vite posizionate sui due lati con fattezze simili a simbolici manici, sono separate al centro da un una corona reale e una corona di fiori che si sovrappongono. I volti laterali sembrano aver realizzato la metamorfosi in forma classica. L’acquisizione dell’opera nella collezione del museo di Capodimonte completerebbe la ricostruzione dell’attività dell’artista: dal Giocatore di carte, scultura degli anni giovanili subito apprezzata da Casa Reale nella cui raccolta entra nel 1870, al Il giovane pastore degli Abruzzi, già presente nell’inventario del museo del 1874 e sino alle opere della maturità il percorso ha una lacuna proprio nella produzione degli ultimi anni. Il riconoscimento internazionale del valore dell’attività di Vincenzo Gemito, la cui originalità si arricchì di importanti fermenti di cultura europea, come reso chiaro dalla recente mostra monografica al Petit Palais di Parigi, conferma la necessità di raccogliere nella collezione del più importante museo di arte moderna della città di Napoli, le tappe fondamentali del grande artista.