L’Associazione Scuola Sperimentale dell’Attore opera a Pordenone dal 1998 e agisce a livello locale, nazionale, internazionale, nell’ambito della ricerca e della produzione teatrale, della formazione attoriale ed artigianale (per le arti connesse al Teatro), della promozione culturale, dell’utilizzo sociale del teatro e della pedagogia teatrale.
L’Associazione organizza il Festival L’Arlecchino Errante dal 1997.
La struttura del Festival si sviluppa per così dire su un piano cartesiano, ai quattro cardini del quale stanno: l’orizzonte internazionale e sul polo opposto il dialogo con il territorio; la ricerca “alta” e dall’altro lato l’impegno verso una dimensione di comunità, popolare e diffusa. Nella tensione positiva tra questi quattro obiettivi il Festival ha assunto un ruolo sempre più preciso e conclamato di presidio dell’arte dell’attore, e intende interpretare questo ruolo in modo sempre più utile ad innalzare il gusto dello spettatore e la sua affezione al teatro in generale, e si impegna anche socialmente per l’internazionalizzazione dell’immaginario popolare e per accrescere la sua fiducia nelle dimensioni della ricerca. Giunto alla ventiseiesima edizione, intende continuare a dialogare in modo dinamico e dialettico con le emergenze più attuali della cultura e della civiltà. Anche per questo, come ogni anno dalla fondazione, viene scelto un tema, che ha l’obbiettivo di incuriosire e di guidare i fruitori, e anzi di conquistarne nuove fasce.
Nel tempo, da presidio dell’arte dell’attore, L’Arlecchino Errante ha allargato la propria sfera di azione a presidio della vitalità e funzionalità artistica e sociale del teatro in generale, indagando e verificando le dinamiche delle drammaturgie, delle spazialità, delle interazioni con lo spettatore, degli orizzonti multidisciplinari, delle ritualità. Il tutto con una forte propensione alla internazionalità, sia nel senso della conoscenza delle tradizioni di tutto il mondo, sia nel senso di una interlocuzione con le risposte più attuali della civiltà teatrale alle emergenze della cultura e della socialità contemporanee.
Descrizione dell'intervento
Il tema della ventiseiesima edizione - “Re-green”, rinverdire - è stato coniugato in termini di riflessioni, fantasie e speranze sull’ambiente (rispettando la specificità del teatro e quindi rimanendo in ambiti di “fabula” e di bellezza), ma anche in termini di fantasie e riflessioni sugli ambiti più sensibili del comportamento umano in generale, anche utilizzando linguaggi scenici “ecologici in sé”, dal punto di vista della loro capacità di comunicare pulizia, benessere e speranza.
Un po’ con la paura che altri problemi sanitari o geopolitici oscurino la più urgente delle preoccupazioni; un po’ all’opposto con la percezione del fatto che una nuova morale armonica sta felicemente sostituendo le morali dogmatiche proponendo l’ascolto e la sintonia come parametro di ogni convivenza e di ogni vero progresso; e un po’ infine con la consapevolezza che la condizione di ogni speranza è il tempo lungo, fatto di pazienza ma anche se non soprattutto di perseveranza... L’Arlecchino Errante osserva quest’anno il Teatro dal punto di vista dell’equilibrio tra umanità e ambiente. Un tema della cui complessità parla a sufficienza la semplice constatazione che l’uomo è al tempo stesso il principale artefice e la vittima finale del disequilibrio in atto.
E’ stato scelto il titolo Re-Green per esprimere l’idea che non si tratta solo di praticare una sostenibilità presente e futura, ma anche di agire per riparare le insostenibilità di un lungo passato.
È stata aggiunta qualche “R” al titolo, per alludere in un modo un po’ scherzoso e fumettistico al fatto che al posto del pianeta saremmo un po’ incavolati…
Ebbene, che cosa può fare il teatro per una tale prospettiva semi-incavolata di speranza, di pazienza, di perseveranza, di lavoro (anche retro-attivo)?
Certo ne può parlare (come si diceva una volta: può sensibilizzare)… Ma può anche praticare la sostenibilità nei suoi processi tecnici; può coniugare nei suoi linguaggi e stili la morale armonica di cui sopra; può suggerire emozioni e sensazioni che aiutino a sintonizzarsi con una nuova percezione dell’ambiente; può istituire un leggero e giocoso quanto deciso e incrollabile “non accontentarsi” di quanto per il momento si può fare; può imprimere nel patrimonio culturale e civile classico e moderno qualche vettore di sostegno ad un nuovo umanesimo, basato sul dialogo con l’anima del mondo e dell’universo.
La kermesse che in cinque giorni offre al pubblico diciassette appuntamenti per tutte le età, per tutte le teste e per tutti i gusti, rappresenta un po’ tutte queste possibilità.
Ci saranno luci azionate da una dinamo umana, marionette fatte con oggetti riciclati o addirittura con le ossa, musiche provenienti da sensori collegati al suolo e agli ortaggi, parabole fantapolitiche, elogi delle buone pratiche sostenibili, sguardi sull’oscurità dell’anima, azioni circensi per acrobati in reciproco ascolto, contemplazioni sul miracolo dell’esistenza dell’uomo e sulla sua evoluzione, azioni teatrali in bicicletta (anche per il pubblico), un concerto finale “in collaborazione” con le piante, laboratori di presa di coscienza organica… Insomma, una festa, varia e sempre sorprendente!… Che abbiamo chiamato “laboratorio” non perché richieda fatica o chissà quale attenzione o elaborazione. Al contrario, propone di lasciarsi andare alla meraviglia, e aver fiducia nel lavoro autonomo dell’anima verso il futuro; anzi “delle anime” perché il teatro è “insieme”.
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