Immagini di Un microcosmo chiamato Girolamini. Curiamone insieme il patrimonio: il San Gennaro di Luca Giordano
Immagini di Il San Gennaro di Luca Giordano dei Girolamini
   
Immagini di Un microcosmo chiamato Girolamini. Curiamone insieme il patrimonio: il San Gennaro di Luca Giordano
Immagini di Il San Gennaro di Luca Giordano dei Girolamini

Il dipinto oggetto di questo restauro è la tela raffigurante San Gennaro di Luca Giordano, collocato sulla parete destra della quarta cappella a sinistra, dedicata a Sant’Agnese, nella chiesa dei Girolamini. La cappella, che conserva la disposizione dei dipinti già descritta dal Celano nel 1692, presenta sull’altare l’opera di Cristoforo Roncalli, detto il Pomarancio, raffigurante Sant’Agnese. Le due tele laterali, insieme ai quadri più piccoli del secondo registro, sono opera di Luca Giordano databili al 1678, in una fase in cui l’artista evidenzia una predilezione per l’impreziosimento cromatico e la maestosità delle figure: sulla parete sinistra San Nicola di Bari, le cui spoglie furono traslate nel XI secolo in Puglia da Mira, in Asia Minore, dove visse nel IV secolo, sulla parete destra un maestoso San Gennaro con un piede poggiato sulla testa di una fiera ammansita, alle spalle bagliori relativi all’episodio della fornace, da cui uscì illeso. Nei riquadri superiori Angeli reggi ampolle e Angeli reggi mitra dello stesso Luca Giordano, classico attributo iconografico del patrono di Napoli. Non c’è dubbio che il precedente del San Gennaro dei Girolamini vada ricercato nel San Gennaro nell’anfiteatro che Artemisia Gentileschi dipinse per la Cattedrale di Pozzuoli; a differenza di quest’ultima, il Giordano relega sullo sfondo le, appena percepibili, architetture dell’anfiteatro e raffigura il volto del santo con un intento di maggiore idealizzazione in chiave mistica, diversamente dall’aspetto ancora intensamente naturalistico del quadro di Pozzuoli.

Citato da tutte le antiche guide della citta di Napoli, a partire dal Sarnelli nel 1688, dal Celano nel 1692, che indica anche l’esatta disposizione dei quadri tuttora in essere, al Parrino nel 1751 e al Sigismondo nel 1788, il dipinto è sempre stato considerato opera del Giordano.

Segnalato con la stessa attribuzione, al n° 171, dallo Pfister, il padre oratoriano che nel 1932 provvide alla redazione di un inventario, in cattivo stato di conservazione (“la tela è deteriorata in basso a destra – colori anneriti – trascurata”) venne restaurato nel 1947 in occasione della “IV mostra di restauri” tenutasi al Museo di San Martino in Napoli; successivamente, il dipinto venne sottoposto ad un ulteriore parziale intervento conservativo nel 1997, ad opera del Laboratorio di restauro dell’allora Soprintendenza ai beni artistici e storici di Napoli, con una fondamentale operazione di foderatura e pulitura.

L'intervento di restauro del dipinto mira al recupero estetico dell'opera, al fine di ristabilire la corretta percezione delle cromie originali. Il progetto prevede:

  • la movimentazione dell'opera;
  • la documentazione fotografica in luce visibile trasmessa, radente e transilluminazione;
  • la rimozione su recto e verso dei depositi coerenti ed incoerenti con pennelli a setole morbide;
  • un'eventuale disinfestazione con antitarlo dato a siringa sul telaio ligneo;
  • l'esecuzione del test di pulitura con solventi a polarità controllata per l'identificazione del solvente idoneo alla rimozione degli strati di vernice ossidata soprammessa negli anni;
  • la pulitura delle vernici ossidate nel rispetto della patina del tempo con solvente lavorato a tampone;
  • la stuccatura delle lacune con gesso di Bologna e colla di coniglio;
  • la reintegrazione pittorica a tratteggio delle lacune con colori a vernice per il restauro e pigmenti;
  • la stesura finale di un film protettivo trasparente per ristabilire il corretto indice di rifrazione dei pigmenti antichi.


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Ente beneficiario

BIBLIOTECA E COMPLESSO MONUMENTALE DEI GIROLAMINI

Erogazioni ricevute

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Mecenati

: 2

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Mastroberardino Società Agricola S.r.l.

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