Il museo, divenuto nel 2015 istituto autonomo a seguito della riforma Franceschini, ha una propria autonomia tecnico-scientifica, contabile e amministrativa. Svolge funzioni di tutela e di valorizzazione delle raccolte in consegna, che sono costituite principalmente da dipinti della scuola veneta realizzati dal XIII al XIX secolo. Negli ultimi anni le Gallerie hanno intrapreso un ambizioso progetto di restauro della struttura e di raddoppio della superficie espositiva dopo che l'Accademia di Belle Arti è stata trasferita agli Incurabili, liberando molti spazi al piano terra del complesso. L'allestimento delle sale al piano terra, completato interamente nell'estate del 2021, consente al pubblico di fruire a pieno della pittura del Sei-Ottocento, mentre il protrarsi del cantiere di restauro al primo piano comporta la chiusura al pubblico di alcune sale dedicate alla pittura dei secoli XII-XVI. Il museo si è dunque trovato ad investire negli ultimi anni molte risorse ed energie nei nuovi allestimenti e nella progettazione di nuovi apparatti didattici e così pure nel miglioramento dei servizi collegati alla fruizione. Nei prossimi anni intende riprendere l'attività di progettazione e realizzazione di mostre temporanne di arte antica.
Descrizione dell'intervento
La mostra, che è tenuta alle Gallerie dell'Accademia di Venezia dal 1 settembre al 3 dicembre 2023 curata da Roberta Battaglia, Sarah Ferrari e Antonio Mazzotta, era volta ad approfondire la produzione giovanile dell’artista cadorino e a dare nuova luce ad un dipinto appartenente a questo periodo, conservato alle Gallerie dell’Accademia di Venezia: il Tobiolo e l’arcangelo Raffaele. A detta di Giorgio Vasari - che pur si confonde sull’ubicazione dell’opera, indicata a San Marziale (dove stava un altro Tobiolo e l’arcangelo di Tiziano, oggi alla Madonna dell’Orto) invece che a Santa Caterina da dove proviene - il dipinto fu eseguito da Tiziano nel 1508 “mentre Massimilano imperadore faceva guerra ai Viniziani”. Nella misura in cui si accetti questa data precoce, la sua importanza aumenta vertiginosamente, in quanto verrebbe a costituire una testimonianza precoce della fortuna di Michelangelo in laguna: è infatti evidente che nel corpo possente dell’arcangelo, nel dinamismo e nel gesto del braccio muscoloso ci sia una conoscenza della Battaglia di Cascina, la grandiosa composizione che il Buonarroti aveva approntato nel 1504-1505 per la Sala del Maggior Consiglio in Palazzo Vecchio, e che – mai realizzata su parete – pur allo stadio di cartone aveva avuto modo di diventare, insieme alla Battaglia di Anghiari di Leonardo per lo stesso ciclo decorativo, “la scuola del mondo” (secondo la famosa definizione di Benvenuto Cellini).
È nata dunque l’idea di realizzare una mostra intorno al capolavoro giovanile tizianesco, in modo da valorizzarlo al massimo e da restituirgli il posto che gli spetta nella storia dell’arte, all’alba della “maniera moderna”.Le collezioni delle Gallerie dell’Accademia sono già di per sé ricche di dipinti coevi che dialogano con il Tobiolo, ma una scelta mirata di opere esterne (dipinti, ma anche disegni e stampe) che spieghino gli ‘ingredienti’ dell’opera, dalle sue componenti giorgionesche, a quelle michelangiolesche ma anche a quelle düreriane, rivelerebbe al pubblico e agli studiosi molti aspetti nuovi e sorprendenti. Nell’opera sono incarnate poi quelle qualità prettamente tizianesche che hanno visto l’artista cadorino, “non avendo egli allora appena venti anni”, inaugurare proprio nell’anno 1508 la propria carriera pubblica a Venezia: risalgono infatti a quell’anno i suoi affreschi per la facciata della merceria del Fondaco dei Tedeschi, oggi purtroppo quasi totalmente perduti, ma rievocabili attraverso i lacerti staccati nell’Ottocento e anche attraverso le copie ad acquerello e le incisioni di traduzione. Il percorso della mostra, composto di un numero ridotto di opere (circa 25/30), sarà serrato e pregno di rimandi visivi, secondo un filo narrativo che metterà in dialogo ciò che viene prima con ciò che viene dopo, in modo da raccontare una storia sul periodo forse più decisivo della storia dell’arte veneziana (e certamente per la formazione e la carriera di Tiziano), tra il 1508 dei fatti già menzionati, il 1510 della morte di Giorgione e il 1511 degli affreschi della Scuola del Santo a Padova e della partenza di Sebastiano del Piombo alla volta di Roma.
I contenuti pubblicati sono a cura dell’Ente beneficiario delle erogazioni liberali.
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