Il primo edificio di culto dedicato a Sant’Ilaro viene ubicato nel così detto Fondo Stiliano (nella zona nord-ovest del centro cittadino) attorno al metà del XIII secolo. Nel 1390 la parrocchia è trasferita nel centro cittadino, nella Chiesa di Santa Maria in Trivio. Dai primi decenni del XV secolo l’oratorio di Sant’Ilaro e gli ambienti annessi vengono officiati dai Padri Carmelitani, che lo occupano fino al 1520. A partire dal 1524 iniziano i lavori per la costruzione della nuova Chiesa, che proseguono per tutto il XVI secolo. Della Chiesa cinquecentesca, oggi, si conservano il perimetro murario per un’altezza di circa 5 metri, gran parte della parete pentagonale dell’abside, il campanile e la sacrestia con la volta ad ombrello. Nel 1748 viene affidato l’incarico per il rinnovamento della Chiesa al Capomastro, architetto di origini luganesi, Francesco Ambrogio Petrocchi, ma solo dal 1751 al 1755 vengono realizzati i primi lavori di ristrutturazione, che prevedono l’innalzamento del nuovo edificio. Nel rinnovato volume interno si realizza il colonnato addossato alle pareti che delimita gli spazi delle cappelle della navata, dell’area presbiteriale e del catino absidale. Dal 1760 al 1772 vengono completati gli apparati decorativi plastici in stucco degli interni, il coro ligneo e l’altare maggiore. Nel 1787 il Vescovo Card. Gregorio Chiaramonti consacra la Chiesa. Dal 1798 al 1822, a seguito delle soppressioni napoleoniche, per ben due volte i Carmelitani sono costretti a lasciare il convento. Nel 1866, con l’unità d’Italia, viene soppresso nuovamente l’ordine e la struttura è ceduta al Comune nel 1868. Nel 1910 la Chiesa e parte degli ambienti del primo Chiostro passeranno definitivamente di proprietà al Fondo Edifici di Culto del Ministero dell’Interno. Oggi l’ordine dei Carmelitani della Provincia Italiana dei Padri Carmelitani detiene in comodato i suddetti edifici.
Descrizione dell'intervento
L'intervento di restauro della colonna in stucco prevede le seguenti fasi di lavorazione:
Pulitura preliminare mediante asportazione a secco dei depositi superficiali.
Preconsolidamento mediante infiltrazioni di materiale consolidante.
Descialbo degli strati sovrammessi alla superficie fin al livello decorativo originale.
Rimozione delle parti distaccate e pericolanti.
Stuccatura e rasatura.
Velatura a calce delle parti di modellato e di intonaco monocromi.
Integrazione ad acquerello delle parti in finto marmo
I contenuti pubblicati sono a cura dell’Ente beneficiario delle erogazioni liberali.
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