Il soffietto e lo scopino fanno parte di un servizio da fuoco (set da camino) formato da pezzi non omogenei tra loro che include una paletta, delle molle con manici ad elementi zigrinati, uno scopino (o spazzolino), con manico dipinto e dorato con cineserie, e un soffietto decorato con motivi similari. L'intervento di restauro è finalizzato a restituire una nuova lettura ai due manufatti mirando a rimuovere e attenuare le alterazioni osservate, permettendone una nuova valorizzazione all'interno del percorso di visita del Castello. Nel corso dell'intervento di restauro saranno eseguite delle indagini non invasive per approfondire la tecnica di esecuzione e i materiali costitutivi dei due manufatti.In particolare, quest’ultimo manufatto presenta entrambe le parti a fondo nero: su una faccia mostra una scena con personaggi, imbarcazioni, architetture e vegetazione ispirata al mondo cinese; sull’altra un motivo decorativo a volute dorato. Impreziosiscono la faccia principale del pregevole oggetto, intarsi in madreperla in parte ancora conservatisi. Dall’inventario patrimoniale dei beni conservati negli appartamenti monumentali del Castello di Moncalieri, risulta che entrambe i manufatti sono elencati negli inventari dei beni di Dotazione della Corona presenti in situ nel 1908, e già nel 1880, e per essi ne viene attestata la provenienza dal Palazzo Reale di Torino.
I beni rientrano in quel gusto per le cineserie, in voga presso la corte sabauda sin dal terzo decennio del Settecento, quando Pietro Massa, specializzato in “pitture alla cinese”, iniziò a lavorare per i reali palazzi nei riammodernamenti promossi da Carlo Emanuele III. Villa della Regina e Palazzo Reale a Torino, oltre che le residenze sabaude extraurbane di Agliè, Stupinigi, Racconigi, e Moncalieri, mantengono ancora nelle architetture e negli arredi, ricche testimonianze di questo gusto per l’Oriente che pervase la cultura e la moda dell’epoca.
Ulteriori ricerche archivistiche potranno probabilmente far luce sulla provenienza, la datazione e la manifattura dei due beni.
Stato di conservazione: mediocre/cattivo. Entrambi i manufatti sono coperti da depositi di sporco incoerente e coerente che non permettono piena leggibilità della superficie. La pellicola pittorica è parzialmente lacunosa e abrasa; localmente sono presenti segni di bruciature e fori di sfarfallamento. La pelle del soffietto appare disidratata ed è lacerata in prossimità della bocchetta di uscita dell’aria.
L’attuale impianto del castello di Moncalieri risale al XVII secolo ed è il risultato dell’ampliamento di un fortilizio medioevale. Nella seconda metà del Quattrocento l’edificio fu scelto come dimora ducale da Jolanda di Valois; nel 1475 vi fu stipulato il trattato tra la duchessa, Carlo il Temerario, duca di Borgogna, e Galeazzo Maria Sforza, duca di Milano. A partire dal 1610, Carlo Emanuele I diede inizio ai lavori di ampliamento dell’antico maniero, proseguiti sotto Vittorio Amedeo I e la Madama Reale Maria Cristina di Francia: nell’arco di un sessantennio, con l’intervento degli architetti Amedeo di Castellamonte, Andrea Costaguta e Carlo Morello, l’edificio assunse la configurazione odierna.
Il castello fu residenza preferita di Vittorio Amedeo II, che vi morì nel 1732 dopo aver abdicato in favore del figlio Carlo Emanuele III. Durante il regno di quest’ultimo, l’edificio fu oggetto di numerosi interventi, sotto la direzione di Benedetto Alfieri; gli abbellimenti proseguirono al tempo di Vittorio Amedeo III (morto a Moncalieri nel 1796), con l’intervento dell’architetto messinese Francesco Martinez.
L’arrivo delle truppe francesi apportò gravi danni all’edificio, che fu utilizzato come caserma e ospedale militare. Nel 1817, sotto Vittorio Emanuele I, si intrapresero le operazioni di restauro: furono allora realizzati lo scalone a tre rampe in marmo di Carrara e la cavallerizza in fondo al cortile principale. Nel periodo risorgimentale, gli appartamenti di Vittorio Emanuele II e della regina Maria Adelaide vennero riallestiti e arredati secondo il gusto eclettico tipico della seconda metà dell’Ottocento, cancellando quasi completamente le tracce dei secoli precedenti.
Il 20 novembre 1849 vi fu firmato il Proclama di Moncalieri, controfirmato da Massimo d’Azeglio, con cui il re scioglieva la Camera dei Deputati e faceva approvare alla nuova Camera il trattato di pace con l’Austria.
Dopo essere stato occupato durante la seconda guerra mondiale dai nazi-fascisti, dai partigiani ed infine dagli sfollati, nel 1948 il complesso diventò sede del I Battaglione Carabinieri “Piemonte”. Gli appartamenti reali sono stati restaurati e aperti al pubblico nel 1991. Il 5 aprile del 2008 il torrione sudest del Castello è stato colpito da un violento incendio che ha reso necessaria la chiusura del percorso di visita e un nuovo ciclo di restauri.
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