Descrizione di carattere storico artistico relativa all’oggetto
La grande Ultima Cena di Giorgio Vasari (cm 262x580 circa) fu commissionata nel XVI sec. per il Convento delle Murate a Firenze e poi, in seguito alle soppressioni degli ordini religiosi in epoca napoleonica, trasportata a Santa Croce.
Informazioni sullo stato della conservazione
All’epoca dell’alluvione del 1966 il grande dipinto era esposto nel Museo dell’Opera di Santa Croce, dove fu gravemente danneggiato dalle acque: la tavola rimase a lungo immersa nell’acqua e nel fango fino al naturale defluire delle acque.
Il colore fu immediatamente protetto da una velinatura a Paraloid B72 per evitare cadute di colore, funzione perfettamente espletata, ma che ebbe l’effetto di fissare sulla superficie anche lo sporco depositato. Nonostante che l’asciugatura fosse stata compiuta con molta gradualità nel deposito climatizzato della Limonaia di Palazzo Pitti, l’azione combinata delle deformazioni del supporto ligneo in pioppo e il forte degrado degli strati della preparazione causarono una pericolosissima perdita di coesione di quest’ultima con il conseguente cedimento della adesione fra le tre parti costituenti: supporto - preparazione – colore.
La pellicola pittorica si è così progressivamente staccata ed alzata formando dei sollevamenti a cresta, connessi con l’andamento anatomico delle fibre del legno.
Informazioni sulla fruizione e orari di apertura
Al termine del restauro l'opera sarà esposta al Museo di Santa Croce, accessibile al pubblico (Lu-Sa 9,30 - 17,30).
I risultati del restauro del dipinto saranno ampiamente presentati al pubblico nella sede storica dell’Opificio (Firenze, via degli Alfani 78), ove è collocato il Museo, aperto al pubblico da lunedì a sabato, dalle 8.15 alle 14. Nelle sale espositive del Museo, in coincidenza con l’anniversario dell’alluvione del 1966, verranno inoltre esposti vari materiali scientifici ed iconografici, didattico-comunicativi e testimonianze storiche, con l’intento di valorizzare le opere d’arte danneggiate dall’alluvione attraverso la documentazione degli interventi di restauro che ne hanno consentito la rinnovata fruizione pubblica.