I contenuti pubblicati sono a cura dell’Ente beneficiario delle erogazioni liberali il quale dichiara che i dati trasmessi sono conformi all’ art. 1 – Art Bonus - Decreto Legge 31 maggio 2014, n. 83 e s.m.i.
L’Ente dichiara che il bene oggetto di erogazioni liberali è di interesse culturale ai sensi degli artt. 10, 12 e 13 del D.L.gs. 22 gennaio 2004, n.42 e s.m.i. (Codice dei beni culturali e del paesaggio)

Descrizione di carattere storico artistico relativa all’oggetto

La ex Caserma Bruno Tofano nasce in un settore di Nocera Inferiore a ridosso dell’antico rione Borgo, nel punto in cui intorno al 1530 Ferdinando I Carafa, ritenendo necessario occupare un posto di controllo interno alla città, aveva deciso di edificare il Palazzo Ducale di Nocera dei Pagani, già acquisita tra i possedimenti dei Carafa da Tiberio nel 1521. In possesso dei Carafa fino al 1656, il palazzo, che aveva ospitato alcuni soggiorni di Bernardino Telesio, fu acquistato prima dai Marchesi di Castelrodrigo, poi dai Pio di Savoia e, in ultimo , nel 1734 da Carlo III di Borbone, che decise di modificarne l’aspetto e la funzione.

Dell’antico palazzo ducale non si conserva alcuna struttura, ma era dotato di un ampio parco, parzialmente conservato nell’area della Villa Comunale antistante l’ingresso principale della Caserma.

Carlo III scelse la posizione come luogo ideale e strategico per la collocazione della caserma dei cavalleggeri, tra principato Ulteriore e principato Citeriore.

Il progetto fu affidato all'ingegnere militare Felice Romano, allievo del Vanvitelli e la realizzazione a Felice Polito, già noto a corte per aver realizzato strutture simili. I lavori cominciarono con una solenne cerimonia il 23 settembre del 1751 e furono portati a termine nel 1758, come commemorato da una iscrizione concepita da Alessandro Simmaco Mazzocchi e collocata all’interno.

L’originaria denominazione del complesso era “caserma Marselli”. L’edificio è costituito da un’ampia costruzione di forma quadrata su tre livelli disposti intorno ad un cortile o “piazza d’armi”. La definizione di “Gran Quartiere” deriva all’edifico dalla sua stessa conformazione, come parte integrante del tessuto urbano, delimitata su un lato dal corso del fiume. I prospetti sono semplici e scanditi dall’ordine creato dalle ampie finestre e dagli ingressi; il fronte principale d’ingresso è regolato sull’asse di simmetria, mentre gli altri tre lati, partiti in tre campi longitudinali, sono ordinati dalle ampie cornici che distinguono il piano terra, destinato alle scuderie, dai superiori per l’alloggio e la logistica delle truppe. Agli angoli sono quattro torrette quadrangolari, presenti anche in disegni storici (B. Dompé, 1869), che documentano l’uso della caserma anche nel periodo immediatamente post-unitario

Il centro della piazza d’armi è ancora attraversato in direzione Est/ovest dal Rio Saltera dei Corvi, che, con un complesso sistema idraulico, consentiva l’alimentazione dei quattro pozzi d’acqua potabile, ovvero il deflusso delle acque eccedenti nel Sarno.

Informazioni sullo stato della conservazione

L’edificio presenta una pianta quadrata con quattro ali disposte su tre livelli, sviluppate intorno ad una superficie centrale aperta di mq 9.892, con un annesso di ca. 500 mq sul lato occidentale, per una superficie complessiva coperta di mq 25.720 ca.

La Caserma ha mantenuto tale funzione fino alla fine degli anni ’90 del secolo scorso, quando, non avendo ricevuto altra destinazione d’uso, ha cominciato a subire i danni conseguenti all’abbandono. In particolare si sono verificati ingenti danni alle coperture piane, con conseguenti infiltrazioni dai solai. Gli ambienti a piano terra e primo piano erano stati invasi da vegetazione e ingombrati di masserizie ma sono stati già in parte predisposti ad accogliere scaffali per il materiale archeologico. Le sale di rappresentanza presentano decorazioni pittoriche ed elementi in stucco e legno che richiedono un intervento di restauro.

Dal 2015 la Direzione Regionale per i beni culturali e paesaggistici della Campania ha individuato nel complesso “il luogo ideale per la creazione di un centro di raccolta di reperti archeologici della Campania e di tutta la documentazione ad essi inerenti”.

Al momento, a seguito della riorganizzazione del MiBACT, l’edificio si trova nel territorio di competenza della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Salerno e Avellino, che tuttavia continuerà a rendere parte degli spazi disponibili come depositi archeologici per tutte le Soprintendenze campane, con l’intento futuro di allestire anche spazi per esposizioni temporanee, sale per lo studio dei materiali, biblioteca digitale, foresteria per studiosi e studenti italiani e stranieri, nonché manifestazioni culturali di vario tipo.

Informazioni sulla fruizione e orari di apertura

Al momento la fruizione del complesso è limitata alle attività di studio e ricerca sul materiale archeologico attualmente in deposito, da effettuarsi in orario d’ufficio, previo accordo con il personale di vigilanza attualmente in servizio presso la struttura e con il funzionario responsabile. In prospettiva l’obiettivo finale è rafforzare in termini di qualità l’offerta di servizi culturali legati al patrimonio archeologico della regione Campania, realizzando un centro polifunzionale, inteso come luogo di raccolta del materiale archeologico distribuito nei depositi del territorio e come centro di produzione e diiniziative culturali relative a tutte le attività che possono essere condotte sui beni che, partendo dalla conoscenza specifica della cultura materiale, consentano ampie possibilità di promozione e sviluppo del patrimonio innescando un processo di produzione/attivazione culturale, intesa come capacità di generare ambienti favorevoli all’emersione e al trasferimento di innovazione e, quindi, di produrre nel tempo cambiamenti strutturali all’interno del territorio di riferimento nel quale sono localizzati alcuni dei maggiori attrattori archeologici (Pompei, Paestum, Velia, Santa Maria Capua Vetere, Napoli) e, allo stesso tempo, consentendo il raggiungimento del miglioramento delle condizioni e degli standard di offerta e fruizione del patrimonio culturale.

All’interno dell’edificio, infatti, sono presenti locali di ampia metratura nei quali realizzare depositi, anche rispondenti a specifiche necessità di conservazione, e ambienti di pregio architettonico che possono facilmente essere destinati a mostre ed allestimenti espositivi.

Il progetto, inoltre, concentrando in un unico punto materiali archeologici, laboratori, sale studio, uffici risponde alle logiche di spending review della pubblica amministrazione e, prevedendo la possibilità di realizzare anche attraverso forme di gestione delegata sistemi di accoglienza per studiosi e specialisti, può costituire un volano di sviluppo di imprese locali. 

DESCRIZIONE DEGLI INTERVENTI CON RACCOLTA CHIUSA


RACCOLTA FONDI

Raccolta chiusa

Raccolta chiusa

FASE ATTUATIVA

Lavori in corso

IMPORTO 750.000,00 €

 slide
 slide
 slide
DESCRIZIONE INTERVENTO

Rifacimento di parte delle coperture.

Revisione intonaci e tinteggiatura ambienti piano terra, realizzazione infissi, dotazione impiantistica compresa videosorveglianza finalizzata alla realizzazione di spazi specifici per depositi, sale studio e uffici.

Tuttavia, a monte di tali interventi andrà testata la idoneità statica dell’edificio e la capacità di carico dello stesso, valutando le diverse misure idonee a migliorarne la sicurezza.

L’ampia metratura delle superfici della copertura potrebbe, inoltre, in futuro, consentire, attraverso l’uso di pannelli o guaine solari, l’autosufficienza energetica del complesso.