Descrizione di carattere storico artistico relativa all’oggetto
RESTAURO DELLA FONTANA DEL BELVEDERE NEL PARCO DEL MUSEO DI CAPODIMONTE
fine sec. XVIII inizio sec. XIX
Originariamente collocata dall’altra parte del bosco, presso il giardino della fruttiera, la fontana fu trasferita nel 1885 (sotto il regno di Umberto I di Savoia) sul lato orientale della reggia di Capodimonte, al centro della zona privilegiata del Belvedere, dalla quale si osserva un ampio scorcio panoramico di Napoli. Per l’occasione restaurata dallo scultore Antonio Belliazzi, la fontana fu messa al centro di un’ampia vasca larga venti metri, acquisendo la dimensione monumentale che vediamo oggi.
Al centro della vasca si erge uno scoglio sul quale poggiano quattro figure marmoree. Tra eleganti festoni di frutta e fiori, due tritoni, accanto a due divinità fluviali, sorreggono una conchiglia, ornata da una pigna centrale dalla quale fuoriescono zampilli d’acqua.
Emblematica della produzione scultorea partenopea tardo barocca, nell’ambito accademico della metà del ottocento, la fontana contribuisce a rendere la zona del Belvedere un luogo di maggiore bellezza del giardino reale, rispecchiando l’età d’oro della Reggia di Capodimonte.
Informazioni sullo stato della conservazione
STATO DI CONSERVAZIONE E PROGETTO DI RESTAURO
La fontana si presenta in uno stato di conservazione grave per la presenza di concrezioni calcaree di grande spessore, per la diffusa colonizzazione biologica e un impianto dei giochi d'acqua con elementi in gran parte bloccati e irregolari. L’acqua che tracima dalla vasca superiore a forma di conchiglia non rispetta l’originale flusso dell’acqua e il continuo percolamento dell'acqua sul sottoposto gruppo scultoreo ne accelera il degrado.
Oltre ad un consistente e tenace strato di deposito atmosferico (croste nere), sulle superfici in marmo della fontana si riscontrano concrezioni molto spesse di carbonati e uno sviluppo di colonie di microrganismi autotrofi. La crosta di carbonato pluristratificata arriva in più punti ad uno spessore di oltre 5 mm. e la variegata colorazione segnala la presenza di ossidi di ferro e granuli carboniosi provenienti dai residui di combustione dei derivati del petrolio.
La parte strutturale del manufatto marmoreo si presenta invece in un discreto stato di conservazione. Si segnalano solo alcune aperture di stuccatura che però sembra avere un’origine vecchia
Informazioni sulla fruizione e orari di apertura
Museo: apertura 08,30
chiusura 19,30
Mercoledì chiuso
Parco: apertura 8,30
chiusura 30' prima del tramonto